Condono e pensioni, c’è il via
Tagli agli assegni oltre 4.500 euro. Reddito di cittadinanza entro marzo
Manovra, è arrivato il via libera del governo. Trovata l’intesa su condono e pensioni. Ci saranno anche meno adempimenti per le aziende. Quanto alle pensioni tagli oltre i 4500 euro. Mentre la pace fiscale è prevista fino a 100 mila euro. Al via per marzo il reddito di cittadinanza. Pensioni, quota 100 da febbraio.
L’accordo su fisco e manovra c’è, ma non si ferma la corsa contro il tempo del governo M5s-lega per far quadrare tutti i conti. Al termine di una giornata tesa, e dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto fiscale e il disegno di legge di bilancio, Matteo Salvini ha incassato un punto con il condono inserito nel decreto sul fisco (si potrà sanare pagando il 20% del non dichiarato, in 5 anni e senza sanzioni e interessi). Mentre Luigi Di Maio ha pareggiato con l’ennesima previsione dell’arresto degli evasori («Nessun salvacondotto per chi evade», ha precisato) e con il taglio delle «pensioni d’oro» spostato nel disegno di legge di Bilancio.
C’è l’intesa tra M5S e Lega per far partire la riforma delle pensioni, con «quota 100», a febbraio del 2019 mentre le tasse, precisano fonti della Lega, aumenteranno solo per le banche e le assicurazioni (che però potrebbero scaricare il peso fiscale sui clienti).
In serata, conferenza stampa del premier, dei suoi due vice e del ministro Giovanni Tria (Economia) che, interpellato dai cronisti su un suo possibile passo indietro, ha dato la notizia più importante: «Non sono portato al masochismo, di subire tutta la legge di bilancio e la discussione per dimettermi dopo, smentisco, non avrebbe senso...». Poi, sulla Ue, Tria ha aggiunto: «L’idea che con questa manovra si vuol far saltare in aria l’europa è del tutto infondata».
Conte ha detto di essere «molto soddisfatto perché sono state mantenute tutte le promesse». Salvini ha confermato: «Sono stanco e soddisfatto» perché «al 137° giorno di vita del governo» stiamo onorando gli impegni con gli italiani... anche se questa manovra non fa miracoli e non moltiplica i pani e i pesci». Di Maio ha parlato di «manovra del popolo, di nuovo contratto sociale con lo Stato che usa i privilegi di quelli di prima per finanziare i cittadini».
A mezzanotte, poi, scadeva il termine per presentare a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio: si tratta di un estratto del disevoluto gno di legge di Bilancio varato ieri che per ora arriva alle autorità Ue («Come vedete non ci sarà alcun ritardo», ha detto Conte) sotto forma di sintesi corredata da cifre e saldi. Mentre ci vorrà tempo, forse giorni, prima di vedere approdare il tomo completo della manovra in Parlamento.
Ieri a Palazzo Chigi si è vissuta una giornata di passione. Il primo vertice, quello della mattina con Conte, Tria e il sottosegretario Giancarlo Giorgetti è stato disertato dai vicepremier: Di Maio era nel suo ufficio di piazza Colonna, ma non si è fatto vedere, mentre Salvini era a Monza. E ci è un secondo vertice nel pomeriggio (stavolta con Di Maio e Salvini presenti) per iniziare a dipanare il groviglio di cifre e di norme. Al sottosegretario Giancarlo Giorgetti (Lega) è toccato chiarire che, «in serata», il governo «avrebbe chiuso sulle cose fondamentali» dopo che Salvini aveva ipotizzato (peccando in prudenza stavolta) il rinvio di 24 ore dell’approvazione del bilancio. Si è anche diffusa la voce di un possibile spacchettamento del decreto fiscale per superare i veti tra Lega e M5S ma poi Giorgetti ha dovuto ammettere: «Approvare più decreti sarebbe complicato».
Alle 17.38 è stato convocato il Consiglio dei ministri (per le 17.30) ma la riunione è slittata alle 19.30 con un crescendo di rivendicazioni della Lega («1,5 miliardi in meno per l’immigrazione in 3 anni, 100 milioni per la famiglia) e del M5S («Abbiamo imposto un decreto “tagliascartoffie” contro al burocrazia e anche l’aumento delle tasse per il gioco d’azzardo»). Un ping-pong tra Lega e M5S che continuerà fino a Natale, con l’approvazione della legge di Bilancio.
«Non lascio»
Il titolare del Tesoro smentisce l’ipotesi di dimissioni: «Da masochisti l’addio ora»