Rapporto choc sul giornalista scomparso
La Cnn: in un dossier Riad evoca servizi deviati. Trump parla con il re: killer solitari
«Un interrogatorio finito male»: i sauditi, secondo alcune fonti, si preparano a rendere nota la loro versione per la morte del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuta all’interno del consolato dell’arabia Saudita a Istanbul, in Turchia, lo scorso 2 ottobre.
WASHINGTON Il segretario di Stato Mike Pompeo è a Riad per bloccare l’escalation della crisi tra Stati Uniti, Europa (più Turchia) e l’arabia Saudita. La scomparsa del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuta il 2 ottobre scorso nel consolato saudita a Istanbul, ha improvvisamente scosso il rapporto tra Washington e Riad, in cui si mescolano affari, petrolio, questioni geo-strategiche.
Ieri Donald Trump ha telefonato al Re Salman e deve essere rimasto impressionato dalla conversazione, tanto da ipotizzare ora che l’ormai quasi certo omicidio di Khashoggi possa essere stato commesso da «killer solitari», fuori controllo, quindi non collegabili al governo saudita e al principe ereditario Mohammed bin Salman. «Il Re — ha detto Trump ai giornalisti — nega con tutte le forze di saperne qualcosa. Qui è come se avessero agito degli assassini solitari». Trump ha chiamato Pompeo: «Gli ho chiesto di andare subito a Riad e ovunque sia necessario per venire a capo di questa storia».
Una delle domande chiave è se il commando volesse solo rapire il giornalista dissidente e qualcosa sia andato storto. Secondo fonti della Cnn, i sauditi starebbero preparando un rapporto che conferma questo scenario e che potrebbe dare la colpa della morte ad una cellula di «servizi deviati», promettendo che i responsabili verranno puniti.
È evidente lo sforzo della Casa Bianca di derubricare il caso da «affare di Stato» a «delitto privato», in modo da circoscriverne le responsabilità. In questa prospettiva, una via d’uscita potrebbe essere l’applicazione di sanzioni su alcuni funzionari laterali, «sacrificabili» dal regime saudita, sulla base del «Global Magnitisky Human Rights Accountability Act», già utilizzata dall’amministrazione per colpire agenti del servizio segreto militare russo.
C’è sempre la variante «The Donald», però. Alcuni media hanno giustamente osservato che il presidente ha mostrato verso Re Salman la stessa comprensione accordata a Vladimir Putin, accusato dall’intelligence di voler destabilizzare la democrazia americana. Ma sempre ieri, in un’intervista alla Cbs, Trump improvvisamente ha cambiato passo: Putin «forse è coinvolto» in una serie di omicidi a sfondo politico, come l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal in Gran Bretagna. In ogni caso gli sforzi diplomatici dovranno tenere conto delle indagini. Sempre ieri la polizia scientifica turca è entrata nel consolato saudita.
Le autorità di Istanbul hanno già fatto trapelare l’esistenza di un audio e forse di un video che documentano l’aggressione di Khashoggi all’interno dell’edificio. Come hanno ottenuto questi file? La prima ipotesi è che l’apple watch della vittima abbia registrato tutto. Tuttavia gli esperti e i veterani dello spionaggio internazionale, tendono a escluderlo, sulla base di una valutazione tecnica. L’alternativa, sostengono, è che ci fosse una microspia a sorvegliare le mosse. Una «cimice» piazzata dai servizi segreti di Ankara? I sauditi la staranno cercando di sicuro. Ma sta prendendo forma anche un altro scenario. Khashoggi potrebbe aver nascosto il dispositivo sotto la camicia o all’interno di un oggetto, come una penna. Qualcosa, insomma, che avrebbe superato i controlli e bucato la schermatura dell’ambiente. Sempre che l’intera storia della registrazione non sia un bluff turco.
Tre ipotesi infine circolano su dove sia finito il cadavere: secondo la stampa turca, sarebbe stato sezionato dal medico legale che faceva parte del presunto team di agenti e poi sepolto nel giardino della residenza del console. Oppure: potrebbe essere stata usata la rete fognaria. O ancora: i resti sarebbero stati distrutti con l’acido. Intanto l’ambasciata saudita di Washington ha cancellato il ricevimento in programma il 18 ottobre. Non è tempo di festeggiamenti.
La missione Il presidente americano ha inviato il segretario di Stato Mike Pompeo nel Regno