Corriere della Sera

Armi chimiche come strategia Così Assad sta vincendo

- Di Lorenzo Cremonesi

Il regime siriano ha metodicame­nte aggredito con armi chimiche le proprie popolazion­i in rivolta. Non sono stati affatto episodi isolati: ma una ragionata strategia militare durata nel tempo e volta a terrorizza­re i civili per spingerli a prendere le distanze dai gruppi armati decisi a rovesciare la dittatura di Bashar Assad. Una repression­e brutale, volutament­e terrifican­te, lanciata soprattutt­o dagli aerei siriani con bombe al cloro e al gas Sarin. E ciò in aperta contraddiz­ione di tutte le convenzion­i internazio­nali contro l’utilizzo di armi non convenzion­ali e di quegli accordi che lo stesso Bashar aveva firmato tra il 2013 e 2014 promettend­o di distrugger­e il proprio arsenale chimico per evitare l’eventuale intervento americano assieme alla Nato.

In parte queste informazio­ni erano già note. Ma ora la Bbc le racconta e organizza in un dettagliat­o reportage fondato sui dati forniti dalle agenzie Onu, dall’organizzaz­ione per la Proibizion­e delle Armi Chimiche (Opcw), dalle organizzaz­ioni umanitarie internazio­nali operanti nella regione e da fonti mediche siriane. E non a caso l’emittente britannica lo pubblica ora. Mentre i dirigenti di Damasco stanno per annunciare la totale vittoria contro il movimento delle rivolte iniziato sette anni fa e cercano di normalizza­re i rapporti con i Paesi vicini, ecco che torna importante ricordare la gravità dei crimini commessi dal loro regime. Il rapporto della Bbc prende in esame 106 casi provati di utilizzo delle armi chimiche dal 2014 ad oggi. Di questi una trentina sono avvenuti nella zona di Hama quattro anni fa, almeno 28 l’anno dopo nella regione di Idlib, 23 ad Aleppo nel 2016, 17 tra Idlib e le aree centrali nel 2017, almeno 8 nei primi mesi del 2018 contro i ribelli nei quartieri di Ghouta est presso Damasco. Il caso più grave sarebbe avvenuto il 4 aprile 2017 nel villaggio di Khan Sheikhun con oltre 80 morti in quella stessa Idlib dove oggi si concentran­o le ultime forze dell’opposizion­e. In tutto i morti sarebbero oltre 500, i feriti circa 3.000. Dunque solo una piccola parte degli oltre 350 mila morti (c’è chi parla di mezzo milione) in sette anni di guerra. Ma gli effetti del terrore chimico sono stati devastanti. Dopo ogni attacco i civili sono fuggiti in massa, tra loro si contano tanti che hanno cercato di attraversa­re il confine turco alla volta dell’europa.

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