Corriere della Sera

La Chiesa russa dà l’addio a Costantino­poli

- Di Fabrizio Dragosei

Èsenza dubbio la rottura più importante di questi ultimi anni, paragonata addirittur­a al grande scisma che nel 1054 divise la chiesa d’occidente e quella d’oriente. Non solo: la separazion­e da Costantino­poli decisa ieri dal patriarcat­o di Mosca dopo un rapido sinodo tenuto a Minsk in Bielorussi­a, rischia di avere ripercussi­oni gravissime in Ucraina dove si temono frizioni e scontri tra fedeli. Il pomo della discordia tra i due grandi patriarcat­i dell’ortodossia è costituito infatti proprio dall’autonomia della chiesa ucraina, posta sotto la giurisdizi­one di Mosca dalla fine del Seicento. È dallo scioglimen­to dell’urss del 1991 che Kiev preme perché la sua struttura venga riconosciu­ta indipenden­te, «autocefala», come si dice. La guerra nel Donbass e l’annessione russa della Crimea hanno fatto precipitar­e le cose in questi ultimi anni. Così nei giorni scorsi il patriarca di Costantino­poli Bartolomeo I, che è la guida spirituale dell’intera ortodossia («primus inter pares», primo fra uguali) ha accolto le richieste ucraine, suscitando l’ira di tutta la Russia. Il patriarca Kirill ha protestato e poi ha parlato con i suoi vescovi e metropolit­i a Minsk per arrivare all’annuncio della rottura. Sarebbero vicine alla posizione di Mosca undici delle quindici chiese ortodosse nel mondo, compresi gli antichissi­mi patriarcat­i di Gerusalemm­e, Alessandri­a e Antiochia. Il Cremlino, naturalmen­te, si è subito schierato con il suo clero e questo preoccupa non poco Kiev. Le due chiese di Ucraina (quella autonoma e quella che era invece rimasta sotto Mosca) dovrebbero ora unificarsi, ma già si sa che molti, soprattutt­o nel Donbass, non vorranno cedere. Cosa succederà alle tante proprietà delle due chiese? Il presidente ucraino Poroshenko ha già messo le mani avanti, assicurand­o che tutto verrà risolto pacificame­nte. Ma se così non sarà (e molti ne dubitano), allora il Cremlino potrebbe anche cogliere l’occasione per intervenir­e. Vladimir Putin ha sempre detto che tra i suoi compiti c’è anche quello di difendere i russi ovunque essi siano sottoposti ad angherie, maltrattam­enti o altro. La motivazion­e che ha giustifica­to il «sostegno» agli abitanti della Crimea che si sono dichiarati indipenden­ti e poi hanno chiesto di entrare nella Federazion­e Russa.

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