Raid nel bar Condannati i Casamonica: metodi mafiosi
Imembri del clan Casamonica individuati come gli autori dell’aggressione nel Roxy bar del quartiere Romanina, il giorno di Pasqua 2018, e delle successive intimidazioni alle vittime perché non denunciassero, sono stati condannati ieri per lesioni, violenza privata e minacce con l’aggravante del metodo mafioso. È la prima volta che una sentenza appone questo marchio sui reati della famiglia di origine sinti imparentata con gli Spada. Col rito abbreviato (dunque pena già ridotta di un terzo) sono stati inflitti 4 anni e 10 mesi al 22enne Alfredo Di Silvio, 4 anni e 8 mesi a suo fratello Vincenzo (28enne) e 3 anni e due mesi al nonno Enrico (71). Antonio Casamonica, 26 anni, il terzo autore del pestaggio viene processato separatamente. Gli arresti, arrivati a quaranta giorni dal raid, furono un prologo dell’operazione della Dda e dei carabinieri che poco meno di due mesi dopo smantellò con 37 ordinanze di custodia due rami della numerosissima famiglia (droga, usura, estorsioni). L’aggressione di Pasqua fu innescata dal supposto ritardo con cui il barista servì il caffè a uno dei tre giovani, che picchiarono lui e sfasciarono il locale. Ne fece le spese anche una donna disabile che cercò di fermarli. A distanza di 48 ore passò poi il nonno per mettere tutto a tacere, prima offrendo dei soldi, quindi «avvertendo» delle conseguenze di una eventuale denuncia. Spicca la mancata costituzione del Comune di Roma come parte civile nel processo: la domanda è stata presentata in ritardo.