Carceri affollate: la «rivolta» che fa notizia e le proteste (serie) ignorate
Diecimila detenuti — che nei mesi scorsi avevano scelto il metodo della non violenza attraverso lo sciopero della fame per chiedere allo Stato di cessare di essere esso stesso fuorilegge nel sovraffollamento, nella inadeguatezza delle cure sanitarie e nella carenza di percorsi di avviamento al lavoro — non hanno mai avuto un decimo dell’attenzione accordata invece dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e dai mezzi di informazione ai «15 facinorosi» subito trasferiti dal carcere di Sanremo perché protagonisti di disordini rubricati a «rivolta» man mano che la dimensione dei fatti, sabato notte, lievitava di comunicato in comunicato nella rappresentazione di organizzazioni sindacali non sempre davvero rappresentative della polizia penitenziaria. Materassi incendiati e sedie scaraventate assicurano dunque più ascolto (agli occhi delle tv e delle istituzioni) di un impegno serio? Fortuna
Sanremo
Disordini in Liguria, trasferiti 15 detenuti Nessuno rispose agli scioperi della fame
che gran parte della comunità carceraria — come dimostrano le ore di domande e risposte ieri a San Vittore tra un centinaio di detenuti e la vicepresidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, sul frammento di Carta che promuove «il pieno sviluppo della persona» — non impara la pessima «lezione» neppure dopo che la politica ha dato, a proposito di lezioni, un’altra manifestazione della strumentalità con la quale tratta le persone in carcere. Da un lato con il governo precedente che, dopo aver promosso una equilibrata riforma dell’ordinamento penitenziario, sotto elezioni non ha avuto il coraggio di approvarla per paura di pagare ulteriore salasso elettorale; dall’altro lato con il nuovo governo 5 Stelle/lega che, cementato dall’opzione unicamente carcerocentrica, si muove come se, al più, fosse tutto e solo un problema di spazi. Ma se 59.275 persone in 50.622 teorici posti (meno altri 5.000 inagibili) sono un problema, molto di più lo è che 7 su 10 a fine pena (di questo modo immobile e sterile di intendere la pena) tornino a delinquere.