Corriere della Sera

«La mia storia da cameriere a ingegnere»

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Figlio di operaio, ho iniziato a lavorare in un bar e poi, come cameriere, tutte le estati per due mesi, dal primo anno di scuola superiore fino al diploma, quando mio padre mi impose di fare vacanza. Ho studiato ingegneria ma dovevo lavorare per non gravare più sulla mia famiglia: mi laureai l’anno in cui mio padre andò in pensione di vecchiaia a 60 anni. Quindi ho sempre lavorato anche cambiando ditta per un arricchime­nto profession­ale e i Tfr mi sono serviti per acquistare via via che la mia famiglia cresceva di esigenze una casa più grande. Il primo mutuo, con la lira, aveva il tasso al 7,8%. Sul secondo, in euro, gravava un interesse del 4% poi sceso all’1,5%. Oggi mio figlio ha preso un mutuo all’1,5%. Sono in pensione dopo 42,5 anni di contributi così come da legge Fornero, ma voglio evidenziar­e che quando ho iniziato a lavorare il requisito minimo per la pensione era di 35 anni di contribuzi­one o 60 anni per vecchiaia, poi elevato a 42,5 di contributi o 67 anni per vecchiaia. A mio avviso l’economia si rimetterà in moto solo quando il governo farà investimen­ti non con l’assistenzi­alismo alle fasce più deboli (ho vissuto in una famiglia di fascia debole, ma la forza era il lavoro sicuro!) ma favorendo assunzioni a tempo indetermin­ato. Per fare la felicità delle persone ci vuole l’europa e un lavoro stabile. Tutte le altre formule sono state e saranno fallimenta­ri. Francesco Esposito, Roma

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