Un gol all’ultimo respiro, la partita come un thriller televisivo
L a partita che l’italia ha vinto contro la modesta Polonia aveva tutto il sapore di un thriller televisivo. La porta dei polacchi, come dicono i commentatori tv, «pareva stregata». Sette palle gol nitide buttate al vento, traverse di Jorginho e Insigne, occasioni sprecate e una vittoria che arriva solo nel finale da palla inattiva. Decisivo Cristiano Biraghi (fino a quel momento non proprio il più bravo degli italiani) che, come dicono i commentatori tv, «all’ultimo respiro» segna dopo un’«inzuccata» di Lasagna su calcio d’angolo.
Motivo di tanta tensione? Come dicono i commentatori tv, «sotto porta non siamo cinici». Che, a ben pensarci, l’idea di trasformare i calciatori in filosofi non è neanche male (erano detti «cinici» i rappresentanti del movimento filosofico iniziato nell’età di Socrate da Antistene, il nome pare derivi dal luogo dove si ritrovavano, il Cinosarge, «il cane agile»).
Uno dei padri nobili dei commentatori tv, il grande Bruno Pizzul, ha detto che i batticuori che la Nazionale ci procura dipendono dal fatto che «tutte le nostre squadre più importanti hanno i giocatori nei ruoli determinanti che sono stranieri e purtroppo dai nostri settori giovanili non viene fuori più niente. Da quando ci sono queste scuole calcio non esce più un calciatore. Prima ai ragazzini nessuno insegnava cosa fare, giocavano da soli, tra loro, e veniva già fuori una selezione. Adesso invece non ne esce più uno».
Però, adesso, è bastato un gol all’ultimo respiro per esaltare l’italia e le scelte del ct Roberto Mancini e parlare di rivoluzione, di rivincita. Come ha detto un commentatore tv, «Mancini è stato quasi perfetto. Ha visto giusto nel riproporre gli undici di Genova». La squadra c’è, manca solo l’attaccante, un dettaglio da niente. Però la domanda che per tutta la sera abbiamo atteso era un’altra: «Come si permette Mancini di fare delle scelte, non essendo stato eletto dal popolo?».