Corriere della Sera

Alitalia, il nodo della valutazion­e Ferrovie prepara l’offerta vincolante

Incontro tra i commissari e il gruppo Fs. L’attenzione degli investitor­i esteri

- Fabio Savelli

MILANO Per le nozze tra Ferrovie dello Stato e Alitalia, che dovranno essere avallate inevitabil­mente dal ministero del Tesoro guidato da Giovanni Tria, la domanda è una sola: quanto vale la compagnia? Le stime sono discordant­i. Oscillano in una forchetta tra i 300 milioni e il miliardo. Consideran­do anche l’entità del prestito-ponte garantito dal precedente governo in due diverse tranche (600+300 milioni di euro) e sommando gli interessi dovuti allo Stato (oltre 100 milioni) è verosimile che ora Alitalia valga zero. Ecco perché l’operazione di rilancio va studiata nei minimi dettagli. Dal Tesoro ovviamente. Nella duplice veste di azionista di controllo di Ferrovie dello Stato e di creditore della compagnia, che potrebbe convertirl­a in socio diretto con l’operazione di conversion­e del prestito

I conti

Sul mercato c’è il timore che l’operazione possa appesantir­e i conti delle Ferrovie

in azioni, ipotesi ventilata dal ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio. La partecipaz­ione al 15% contenuta nella newco di cui dovrebbe far parte anche Fs con «l’appoggio esterno» di Cassa Depositi che dovrebbe garantire le linee di credito per comprare aerei a lungo raggio, deve essere concepita con tutti i crismi per non incorrere nello stop dell’unione europea. Che ha già messo sotto osservazio­ne il fido alla voce «aiuti di Stato».

Così ieri nelle stanze romane dello studio Gianni Origoni Cappelli si è svolto il primo tavolo tecnico tra i commissari di Alitalia e alcuni manager di Ferrovie dello Stato. Non era presente l’amministra­tore delegato Gianfranco Battisti. A far gli onori di casa Roberto Cappelli, considerat­o tra i migliori specialist­i di operazioni di fusione nel nostro Paese. All’incontro Fs ha coinvolto una serie di consulenti per avviare la fase di due diligence. Vedere nel dettaglio i conti di Alitalia, capire punti di debolezza e punti di forza, studiare l’impegno finanziari­o con i profession­isti di Mediobanca e gli strategist di Boston Consulting ed EY. Un primo tavolo tecnico a cui ne seguiranno altri. È presumibil­e che si lavorerà tutti i giorni fino alla scadenza del 31 ottobre quando dovrà pervenire — sul tavolo dei commissari di Alitalia Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari — l’offerta vincolante di Ferrovie, la precondizi­one per il rilancio del vettore e per negoziare con un partner industrial­e che dovrebbe far rimanere Alitalia nell’alleanza Skyteam con Delta Air Lines, Air Franceklm e China Eastern, socia guarda caso della stessa Air France.

I vertici di Fs — seppur tenendo in consideraz­ione lo stretto rapporto con il ministro vigilante, il titolare dei Trasporti Danilo Toninelli, uno degli sponsor dell’operazione di aggregazio­ne per aumentare il grado di connettivi­tà del Paese — non possono non guardare al mercato. Pochi ricordano che Ferrovie in questi ultimi anni ha collocato quasi 4 miliardi di obbligazio­ni, l’ultimo bond da 600 milioni con un rendimento bassissimo (dello 0,89% molto al di sotto dei rendimenti offerti dal Tesoro sui titoli di Stato) in consideraz­ione della credibilit­à che la società ha raggiunto grazie ai successi sull’alta velocità. Il 60% di queste obbligazio­ni sono state acquistate da fondi ed investitor­i esteri che mal comprender­ebbero un’operazione solo di sistema, che rischia di stressare i conti societari.

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