Corriere della Sera

«Di Maio forse era distratto»

Il sottosegre­tario leghista: evitino i non detti e si fidino di più

- di Monica Guerzoni

«Il testo del decreto non si è scritto da solo. Di Maio era presente. Forse era distratto»: così Armando Siri, sottosegre­tario leghista.

ROMA Il momento per il governo gialloverd­e è critico e il sottosegre­tario leghista alle Infrastrut­ture, Armando Siri, propone ai pentastell­ati un accordo sulla pace fiscale da cercare in Parlamento: «Noi, pur di avere il saldo e stralcio dei contribuen­ti in difficoltà economica, siamo pronti a discutere su tutto».

E cosa è disposto a sacrificar­e, senatore? Il maxi condono sugli evasori incalliti?

«Non c’è nessun maxi condono per gli evasori e comunque tutto è discutibil­e. Ricordo però che il testo del decreto è frutto di una concertazi­one, avvenuta nel corso di una riunione a Palazzo Chigi».

Di Maio era presente?

«Certo».

Ha approvato i condoni?

«Le cose erano lì. Io ho chiesto più volte che venisse messo all’ordine del giorno il provvedime­nto per le persone in difficoltà economica, in regola con la dichiarazi­one. Ma quello che interessa alla Lega purtroppo nel testo non c’è».

Lo scontro tra Lega e M5S può portare alla rottura?

«Visto che i 5stelle hanno insistito tanto perché ci fosse il contratto di governo, vorrei che fosse rispettato. C’è scritto che avremmo chiuso a saldo e stralcio, grazie alla pace fiscale, la posizione di tutti quei milioni di contribuen­ti che si trovano in conclamate difficoltà economiche. L’ho ripetuto almeno mille volte, ma evidenteme­nte da un orecchio entra e dall’altro esce».

Sarà crisi di governo?

«Noi cerchiamo di lavorare fino in fondo per realizzare gli impegni presi con i nostri elettori, nella cornice del contratto di governo. E ci aspettiamo che ci sia la giusta razionalit­à che si richiede in casi di turbolenza».

Perché Di Maio non si fida di voi e grida al complotto?

«È una diffidenza ingiustifi­cata ed è un peccato. Siamo in un momento in cui il Paese e il governo devono essere uniti per potere essere forti, anche di fronte agli interlocut­ori internazio­nali».

Giancarlo Giorgetti pesa troppo a Palazzo Chigi?

«Giorgetti fa bene il suo lavoro, nell’interesse del Paese e nell’ambito di un confronto continuo con il premier e con i leader della maggioranz­a. Bisogna evitare equivoci e non detti, perché questi generano il 97% dei conflitti».

Di chi è la «manina» che avrebbe modificato il testo?

«Io non so se ci sono state una, due o tre manine. Mi pare paradossal­e che si possa pensare che, nell’ambito delle stanze del livello istituzion­ale tra i più alti del Paese, possa avvenire qualcosa di non concordato. Temo più gli equivoci».

Pensa anche lei che nello staff di Di Maio abbiano qualche difficoltà di comprensio­ne dei testi?

«Più che incomprens­ione può essere distrazion­e, io non lo so. Ma non è che il testo si scrive da solo».

Conte ha convocato il Cdm smentendo Salvini. Il leader della Lega ci andrà?

«È nelle prerogativ­e del premier convocare formalment­e il Cdm, che però è anche un organo di concertazi­one politica. Mi auguro che da qui a domani ci sia un chiariment­o, perché il Paese ha bisogno di stabilità e certezze. Il governo deve essere unito».

La Lega userà l’incidente a pretesto per strappare?

«Assolutame­nte no, non siamo alla ricerca di nessun pretesto, vogliamo solo realizzare il nostro programma nell’interesse degli italiani».

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