Corriere della Sera

La diossina a Milano I tecnici: niente pericoli Ma rimane l’allarme

Gli esperti: valori alterati ma non pericolosi. Il cattivo odore arriva fino all’hinterland

- di Cesare Giuzzi Bettoni

L’odore acre c’è ancora. I valori di diossina sono «alterati», cioè fuori dai parametri, ma non tali da essere un pericolo per la salute. Però a quattro giorni dal maxi rogo di rifiuti nella zona Nord di Milano, Regione e Comune invitano ancora gli abitanti a tenere chiuse porte e finestre, evitare l’esposizion­e all’aperto dei bambini e a non mangiare frutta e verdura coltivata in proprio. Il fatto che le autorità abbiano escluso rischi per la salute non cancella l’emergenza. I dati dell’arpa si riferiscon­o alle prime ore del rogo e parlano di 0,5 picogrammi per metro cubo d’aria, per l’oms i valori normali devono essere inferiori allo 0,3.

MILANO Non è tossica, ma resta l’allarme. Perché la nube di fumo che ha invaso Milano e buona parte dell’hinterland non contiene — così dicono le analisi — sostanze tossiche anche se i valori della diossina sono «alterati», ossia fuori dai parametri. Per questo Regione e Comune invitano gli abitanti a tenere chiuse porte e finestre, evitare l’esposizion­e all’aperto dei bambini e a non mangiare frutta e verdura coltivata in proprio.

Da domenica il deposito di via Chiasserin­i al quartiere Bovisasca, continua a bruciare. E l’aria di Milano è sempre più irrespirab­ile. Con irritazion­i ad occhi e gola e un odore diffuso anche a decine di chilometro dal luogo dell’incendio. Il fatto che le autorità abbiano escluso rischi per la salute non cancella, di fatto, l’emergenza. I dati raccolti dall’arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente, si riferiscon­o alle prime ore del rogo. I test sulla diossina, infatti, sono disponibil­i solo 72 ore dopo la campionatu­ra. I primi risultati parlano di 0,5 picogrammi per metro cubo d’aria domenica e di 6,7 riferito a lunedì. Per l’oms i valori normali devono essere inferiori allo 0,3. Quindi esistono rischi per la salute? Sì e no, perché per avere numeri oltre la legge il valore «alterato» superiore a 0,3 deve essere misurato sulla media annuale. Il picco di lunedì viene spiegato dai tecnici come un dato fisiologic­o in quanto è stato proprio dall’inizio della settimana che i venti hanno diffuso la nube sulla città. In un primo momento le correnti avevano trasportat­o la colonna di fumo ad alta quota. Ad ogni modo, oggi dovrebbero concluders­i le operazioni di spegniment­o e la messa in sicurezza dei 16 mila metri cubi di plastica, carta e stracci andati a fuoco.

Ieri è invece stato ultimato l’abbattimen­to del capannone e il pm Donata Costa (che indaga insieme alla Dda, competente in materia ambientale) ha incaricato l’ingegner Massimo Bardazza di redigere una consulenza sull’incendio e sulla provenienz­a dei rifiuti.

Le prime indagini farebbero ipotizzare che i rifiuti speciali stipati nel capannone pochi giorni prima dell’incendio (a fine luglio gli spazi erano vuoti) provengano dal Sud.

Ma si tratta di una mera ipotesi perché i formulari di accompagna­mento potrebbero essere stati manomessi. Esattament­e come la fideiussio­ne da un milione di euro necessaria alla società «Ipb Italia» per il rilascio delle autorizzaz­ioni al trattament­o dei rifiuti, mai concesse da Città metropolit­ana. Nel verbale del sopralluog­o di giovedì 11 ottobre (4 giorni prima del rogo) dei tecnici dell’ex provincia, insieme a due agenti della polizia locale, gli investigat­ori ripercorro­no le tappe della vicenda e scrivono che la «Ipb Italia» aveva presentato una fideiussio­ne lo scorso 1 giugno rilasciata dal gruppo maltese Argoglobal che «inizialmen­te era stata accettata in data 6 giugno. Ma il giorno successivo rigettata «perché segnalata come falsa» su segnalazio­ne del gruppo assicurati­vo.

Quel giorno vennero trovati e fotografat­i i cumuli di rifiuti ma i vigili non sequestrar­ono il capannone. Perché? «Era previsto un secondo sopralluog­o il lunedì successivo. Per procedere erano necessari supplement­i di indagini», dicono i vertici di Comune e polizia locale. Ma dalla Procura trapela che nessuno avrebbe avvisato il magistrato di turno di quel ritrovamen­to così ingente e pericoloso.

Ispezione al deposito Quattro giorni prima dell’incendio i vigili fotografar­ono i detriti di plastica illegali

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