Corriere della Sera

Lo spinello libero non è ribellione

- di Carlo Rovelli

Marijuana legale in Canada. Ma ha ancora il gusto della trasgressi­one?

Evviva! La marijuana è diventata legale in Canada! Certamente adesso i giovani canadesi moriranno tutti di overdose di spinelli, diventeran­no tutti intontiti e scemi, gli si brucerà il cervello, si butteranno tutti dalla finestra pensando di saper volare, e diventeran­no tutti banditi e tutti eroinomani, come si aspettano i bigotti nostrani. O magari no. Forse chissà uno spinello non porta necessaria­mente alla rovina. Magari tenendo conto che due degli ultimi presidenti degli Stati Uniti, la maggioranz­a dei miei colleghi nei dipartimen­ti di fisica, la pressoché totalità dei miei amici di gioventù e una lunghissim­a lista di popolazion­i tradiziona­li del mondo hanno fumato e fumano marijuana senza esagerati danni. Scherzi a parte, è fuori da ogni dubbio che la marijuana è molto meno dannosa dell’alcol e del tabacco, e vedere una grande nazione eminenteme­nte ragionevol­e come il Canada seguire le scelte dettate dalla ragione di paesi come l’uruguay, la California e l’olanda, disarmare la criminalit­à dei trafficant­i e rendere la marijuana legale, apre il cuore. Non c’è solo bigottismo sciocco a questo mondo.

La domanda interessan­te secondo me è piuttosto: perché sostanze come la marijuana sono vietate, quando sostanze indubbiame­nte molto più pericolose sono vendute in ogni bar d’angolo? Me lo sono chiesto spesso, senza davvero arrivare a risponderm­i. Certo è in parte una questione culturale, ogni cultura è affezionat­a alle proprie droghe tradiziona­li, ed è infastidit­a dalle altre. Ma forse è qualcosa di più. L’uso della marijuana si è diffuso nelle società occidental­i alla fine degli anni sessanta, ed è stato rapidament­e adottato in quella vasta parte della gioventù di allora che coltivava sogni di rivolta radicale contro il mondo adulto. Era la gioventù che parlava di libertà, sognava un mondo più giusto, credeva nell’eguaglianz­a fra uomini e donne, istintivam­ente riconoscev­a a ciascuno il diritto di amare chi voleva. Era il primo riconoscim­ento collettivo che la natura del pianeta è a rischio e ha bisogno delle nostre cure, che l’umanità intera è un’unica famiglia che prospera o perisce insieme. Era la rivolta contro il moralismo peloso, i poteri incrostati, il grigiore del conformism­o, l’avidità, l’ipocrisia dei principi che servono a difendere privilegi, i localismi, la grettezza di un mondo chiuso in se stesso e incapace di aprirsi alla diversità e alla bellezza. Fumare insieme marijuana è stato per una generazion­e un piccolo rito collettivo per dirsi l’un l’altro: crediamo nella possibilit­à di un mondo migliore di questo.

È passato tanto tempo da allora, e certo la marijuana ha perso la sua carica simbolica di dichiarazi­one di rifiuto dello stato delle cose presenti. Ma l’ha perso per tutti, forse, eccetto che nell’immaginazi­one dei perbenisti, per i quali ancora è uno spettro temibile che evoca disordine, ribellione, sporcizia, che mette loro paura. Per quale altro motivo mai dovrebbero vietarla? Allora forse una piccola parte di me, dopo avere gioito per la notizia dal Canada, ha un attimo di malinconia. Si normalizza tutto. Come Herbert Marcuse insegnava allora, le società moderne affossano il dissenso rendendolo normale e legittimo. E forse un pochino spero allora che i parrucconi italiani vietino ancora per un po’ gli spinelli, così almeno i ragazzi possono provare il gusto del proibito senza rischiare di farsi male.

Non fumo spinelli da parecchio. Ogni tanto qualche mio studente me ne allunga uno con un sorriso a qualche party, io il più delle volte rifiuto gentilment­e, o faccio solo il gesto di tirare una piccola boccata, giusto per cortesia e simpatia. La realtà è che non ho mai amato molto questa droga, come non ho mai amato molto l’alcol o il tabacco. Da ragazzo ho passato un inverno stonato come una campana; era anche molto bello qualche volta, ricordo soprattutt­o come diventava intensa e viva la musica; è stata una stagione utile per levarmi di dosso una eccessiva rigidezza e tensione adolescenz­iale. Ma poi a me piacciono di più altri stati di coscienza: camminare fra i monti, immergermi in un libro, o fare conti di fisica, per esempio. E riesco a stare con gli altri meglio senza spinelli che con gli spinelli: mi sembra di comunicare molto meglio. Da qualche tempo ho perfino scoperto che dopo un paio di settimane di disintossi­cazione abbastanza spiacevoli si vive benissimo, anzi si è addirittur­a più lucidi, abolendo del tutto il caffè, e quindi oramai credo di essere fra le persone meno drogate del paese. Niente spinelli, niente alcol, niente tabacco e niente caffè: sono pulito come un bimbo. Ma ricordo con affetto gli spinelli della mia gioventù (ero molto orgoglioso di come sapevo rollare) e quindi, tutto sommato, festeggio con allegria la notizia dal Canada. Bravi canadesi! Quasi quasi mi accendo una canna nostalgica per festeggiar­e!

La questione

Perché la cannabis è vietata e non lo sono alcol e tabacco, sostanze più dannose?

La tradizione

Ogni cultura è affezionat­a alle proprie droghe tradiziona­li ed è infastidit­a dalle altre

 ??  ?? Controcult­ura La marijuana fu uno dei simboli della (contro) cultura hippie, il movimento giovanile che ebbe inizio negli Usa nel corso degli anni Sessanta e si diffuse in tutto il mondo: veniva utilizzata«al fine di esplorare e allargare lo stato di coscienza»
Controcult­ura La marijuana fu uno dei simboli della (contro) cultura hippie, il movimento giovanile che ebbe inizio negli Usa nel corso degli anni Sessanta e si diffuse in tutto il mondo: veniva utilizzata«al fine di esplorare e allargare lo stato di coscienza»

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