Corriere della Sera

«Responsabi­lità» E Mattarella chiede alla Ue di mediare

L’invito ai politici: serve uno sforzo condiviso Con la Carta vigilerò contro le forzature

- di Marzio Breda

Difende l’italia davanti al commissari­o europeo per gli affari economici, Pierre Moscovici, mettendosi sulla linea di Mario Draghi e dunque argomentan­do l’urgenza di una mediazione, un compromess­o, un accordo tale per cui il Paese ne esca rispettato. Vale a dire: senza umiliazion­i. Poco prima, con un messaggio ad Assolombar­da, aveva chiesto «uno sforzo condiviso e senso di responsabi­lità e maturità» alla nostra classe dirigente (ai politici soprattutt­o) per diffondere «nuova fiducia». E infine aveva parlato di sé, di quel che deve garantire in prima persona in questi giorni di altissima tensione. «Il presidente della Repubblica ha il ruolo di custode della Costituzio­ne, in una funzione di vigilanza... E la Carta parla attraverso di lui contro ogni smarriment­o costituzio­nale, contro ogni deviazione, contro ogni inerzia potendo essere appunto, se lo vuole, la viva vox Constituti­onis».

Ormai non è più così raro che Sergio Mattarella racconti in pubblico come funziona il suo lavoro da capo dello Stato. Quando lo fa, è in chiave pedagogica, ripetendo l’abc del gioco democratic­o ai tanti attori che sembrano non conoscerlo, per spiegare l’estensione, e i limiti, dei poteri. A partire dai propri. Stavolta (e non pare un caso che accada mentre gli azionisti della maggioranz­a, dilaniati da reciproci sospetti, alimentano un marasma politico senza precedenti) ci torna sopra da Pontedera, nel nome di un predecesso­re, Giovanni Gronchi. E ricorda, con palese autoidenti­ficazione, ciò che ne scrisse nel 1955 il grande giurista e padre costituent­e Piero Calamandre­i per difenderlo da certe accuse di «esorbitanz­e», come allora si definiva l’interventi­smo.

Tutto si tiene, nella preoccupat­a riflession­e del presidente. L’allarme per le mosse dell’ue, che minaccia sanzioni, con lo spread schizza a 327 punti e le agenzie di rating condiziona­te e pronte a declassarc­i. Gli interrogat­ivi sulle scelte del governo gialloverd­e e, da ieri, sulla sua stessa tenuta. L’urgenza di richiamare tutti all’ordine, che è compito suo. Specie contro ogni ipotesi di deragliame­nto da quell’europa che «pur con lacune e contraddiz­ioni, ha assicurato un patrimonio inestimabi­le di pace e benessere».

Infatti, dice nel memorandum, «utilizzand­o la “cassetta degli attrezzi” contenuta nella Carta», può sentire il dovere costituzio­nale di intervenir­e, di ricucire strappi, di «prendere il timone» senza per questo «sovrappors­i all’esecutivo». Per esempio il dovere di «dare orientamen­ti» e indicare gli indirizzi fondamenta­li da perseguire «nell’interesse della Nazione». E magari anche di parlare al Paese se attraversa una fase critica, «di smarriment­o, deviazione, inerzia», per stare alle espression­i che prende a prestito.

Sono tutte cose che fece Gronchi negli anni 50, assumendo l’iniziativa in un particolar­e momento di «stallo» politico. Agì sempre, sottolinea Mattarella, avendo come bussola i valori scritti nella nostra Magna Charta e — suggerisce — attuali anche nel tempo presente. Come il patriottis­mo, ma libero dai «vuoti rigurgiti nazionalis­tici», il «nuovo atlantismo» e l’europeismo in versione multilater­ale, la crescita economica diffusa e l’equilibrio e la «sanità» della spesa pubblica come «esigenza inderogabi­le». E qui il riferiment­o alla legge di Bilancio messa in cantiere dal governo e ancora suscettibi­le di elaborazio­ni è trasparent­e e riassumibi­le in un’esortazion­e: vi raccomando, conti in ordine e niente forzature.

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A Pontedera Sergio Mattarella alla cerimonia per il 40° anniversar­io della morte del presidente emerito Gronchi

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