Marquez, il pioniere visionario può chiudere i conti in casa Honda
Ha 77 punti di vantaggio, solo Dovizioso può costringerlo a rimandare la festa
Keep calm e vinci il Mondiale, dice il Joker appena sbarcato a Motegi, desolata landa motoristica di proprietà Honda lontana da tutto. «Niente stress né panico. Se non vinco il Mondiale qui, accadrà più avanti». È la bella vita di uno che è arrivato alla quartultima corsa dell’anno con 77 punti di vantaggio su Dovizioso e, siccome in palio ne restano appena 100, domenica potrà permettersi di perderne 2 per conquistare il suo quinto titolo in Motogp e il settimo totale di una carriera già epica.
Bella vita sì, ma se la merita tutta. Perché Marc Marquez questo match point se lo è guadagnato con un’altra stagione monstre fatta di 7 vittorie in 14 gare, sempre a podio quando non ha fatto zero (appena due volte) e sempre più a suo agio nelle vesti di pioniere visionario di un modo nuovo di correre in cui la caduta non è mai successa fino a che la moto non è almeno dieci metri lontana e in cui la curva si fa con una terza ruota che ha le sembianze di un gomito. La sua grandezza ormai ha svuotato i vocabolari, così restano solo i numeri. Che raccontano come a 25 anni — chiaramente sui ritmi del Valentino che fu — il gatto di Cervera sia sulla via per diventare il più grande di sempre. Un’operazione possibile a patto di non ripetere certi errori strategici che commise d
Lo spagnolo Niente stress né panico Se non vinco il Mondiale già qui a Motegi, accadrà più avanti Rossi, il quale non vince più un Mondiale dal 2009, e di non incontrare in futuro un altro bravo come lui. Quando c’era il Dottore si diceva che uno come lui non sarebbe più nato. Poi è spuntato Marquez, dunque chissà.
Questa però è materia per il futuro. Il presente è solo immaginare se Marquez ce la farà oppure no a chiudere i conti già domenica. A occhio, ci sono tre buoni motivi per dire sì: 1) è in clamoroso stato di grazia, reduce da due vittorie consecutive e da uno straordinario corpo a corpo in Thailandia con Dovizioso in cui ha riprodotto al dettaglio le manovre con cui il ducatista lo aveva freddato nel 2017. Un segno di potere assoluto; 2) Motegi è casa Honda, un piccolo obbligo in più c’è: qui Marc ha già sigillato il titolo nel 2014 e nel 2016, i suoi datori di lavoro sarebbero estasiati da un tris; 3) probabilmente mancherà Lorenzo, ancora in difficoltà per le conseguenze del botto che già gli aveva fatto saltare Aragon e Thailandia: per MM un ostacolo in meno, anche psicologico.
L’unico avversario vero dunque si chiama Andrea Dovizioso. E più che il piacere di «deludere la Honda in casa sua» di cui parla il team manager Ducati Davide Tardozzi, per Andrea c’è la voglia di mantenersi sui livelli altissimi degli ultimi tempi, consapevole che «anche se la corsa al titolo si è chiusa in Thailandia, posso prendermi una rivincita su Marquez». Un anno fa proprio a Motegi — pista tecnicamente molto ducatista — Andrea vinse in volata sulla pioggia su Marc. Fu un capolavoro e rifarlo gli piacerebbe un mondo, anche in prospettiva futura: «Non si molla niente, perché stiamo già lavorando per il 2019». Presente che costruisce il futuro, presente che non va sprecato, ma casomai spremuto. Eventualmente, per Marquez campione se ne riparlerà tra una settimana in Australia. Sarebbe solo una differente trama per un finale già noto.