Egonu e le altre La super impresa
Le azzurre battono al quinto set la Cina campione olimpica e conquistano la finale mondiale Grande protagonista Paola Egonu che con 45 punti segna un record Oggi la sfida che vale l’oro
Aun passo dal tetto del mondo. Le azzurre della pallavolo si giocano oggi (ore 12.40 Rai 2) il titolo mondiale. Dopo aver piegato, in semifinale, la Cina al tie break, si trovano davanti l’ultimo ostacolo: la Serbia. Protagonista assoluta con le cinesi, ancora una volta, Paola Egonu.
Se scrivi Albachiara non la canti solo una volta. Se batti la Cina campione olimpica al primo girone del Mondiale, non significa che tu non possa rifarlo in semifinale. In un tie-break. Con in campo donne pazzesche appena ventenni. Le più giovani del torneo.
L’italia è in finale al Mondiale di pallavolo dopo aver compiuto un’impresa sportiva che il volley femminile erano anni che non viveva. Il 3-2 alla Cina è un capolavoro. Per intensità ed emozioni. Per il talento, l’esuberanza e il coraggio delle azzurre. Queste ragazze sfrontate, dolcissime, con le treccine afro ma nate nel nostro Paese. C’è ancora bisogno di sottolinearlo? E oggi alle 12.40 l’italia affronterà la Serbia per prendersi la medaglia d’oro. Manca da sette anni. Come un podio, del resto.
Il Paese si fermerà a guardarle, c’è da scommettere. Si racconta di gente che in ufficio si è chiusa in bagno per vedere sul telefonino il tiebreak di Italia-cina. «Sono felice ma non del tutto — commenta Lucia Bosetti —. Non ci vogliamo fermare, non ci accontentiamo mica, ne abbiamo ancora». È una specie di rivincita, per le azzurre. Ai Giochi olimpici di Rio l’italia aveva perso la prima partita proprio contro le ragazze di Belgrado, dando di fatto il via al disastro a cinque cerchi.
Erano state assemblate da Marco Bonitta, l’allenatore che nel 2002 è stato l’unico a vincerlo, un Mondiale. In finale con gli Stati Uniti, dopo aver battuto la Cina (sempre lei) in semifinale. Bonitta avevo intuito che c’erano ragazze straordinarie. Ma non è stato, allora, in grado di guidarle. Quando nel 2017 è subentrato Davide Mazzanti le soddisfazioni sono iniziate ad arrivare. L’argento al Grand Prix del 2017, per esempio. Ma questa vittoria è un’altra cosa. «Sono state toste nello stare dentro la partita e portarla a casa. Io ho solo gestito i loro sentimenti» di-
ce il c.t. appena 42enne, marito di una delle azzurre, Serena Ortolani, il secondo opposto. Con cui ha anche una figlia.
E in effetti avanti 2-1 e perso il quarto set 31-29, poteva succedere di tutto al tie-break. Ma l’italia ha puntato il banco su Paola Egonu, il talento cristallino nato in provincia di Padova da genitori nigeriani. E nel finale di un quinto set giocato con un’intensità incredibile, fa tutto lei. Dall’ace che porta l’italia sul 14-12 fino alla palla che vale il sogno, ci sono di mezzo 7 punti. Li segnerà tutti Paola. Anche quelli cinesi.
Se la perfezione non può avere 19 anni, i fenomeni sì. L’italia ha Egonu, che con i suoi 45 punti stabilisce un record (quello precedente era sempre il suo, con 39) assicurando all’italia la gloria (e una medaglia). «C’è voluto tantissimo coraggio per vincere questa partita», dichiara.
Se Egonu è una fuoriclasse, Miriam Sylla è la rivelazione. Anche lei genitori africani, della Costa d’avorio, è il secondo terminale d’attacco azzurro (con la Cina chiude con 23 punti). Ha il sorriso contagioso e la grinta di un leone. Un anno fa saltò l’europeo — vinto dalla Serbia, già — perché trovata positiva a un controllo antidoping, assieme proprio alla palleggiatrice balcanica (la Antonijevic però). Colpa di uno spezzatino contaminato mangiato durante le finali del Grand Prix. Assolta completamente, in Giappone sta sfoderando colpi mai visti. È la sua consacrazione. Ma l’italia ha vinto con le cinesi, sì per i punti di Egonu (e Sylla), ma anche grazie al gioco di squadra. Ai muri di Danesi, le difese di De Gennaro, l’equilibrio imprescindibile di Bosetti, la lucidità delle alzate di Malinov, la presenza a rete di Chirichella. Manca ancora un passo, Italia: se puoi sognarlo puoi farlo.