Brega Massone, dall’ergastolo a 15 anni
Milano, pena ridotta in appello per il chirurgo della Santa Rita. La moglie in lacrime. Lui: «Felicissimo»
Chi gli dà una pacca sulla spalla, chi gli stringe le mani, chi lo abbraccia. È appena passato mezzogiorno e un gruppetto di detenuti fa festa intorno a Pier Paolo Brega Massone qualche minuto dopo che le tv hanno dato in diretta la notizia che in appello è stato condannato «solo» a 15 anni per i quattro pazienti morti nella clinica Santa Rita in cui operava.
Nel carcere di Opera si ripete la stessa identica scena del 22 giugno dell’anno scorso, quando la Cassazione annullò la condanna all’ergastolo per omicidio volontario e rinviò gli atti alla Corte d’assise d’appello di Milano proprio perché valutasse meglio quell’accusa che il 21 dicembre 2015 aveva portato alla condanna al carcere a vita.
L’ex primario di chirurgia toracica ha preferito non essere presente in aula al momento della lettura della sentenza ed è rimasto nella sua cella dove sta scontando altri 15 anni e mezzo di reclusione per lesioni volontarie gravissime in relazione agli interventi su 88 malati che, dice la sentenza definitiva per questa vicenda, sono stati operati nella consapevolezza che non ce ne fosse alcun bisogno, solo per far incassare alla «Clinica degli orrori» i lauti rimborsi del Servizio sanitario nazionale. Esattamente come la quarantina di pazienti della nuova condanna, ma in questo caso quattro di loro sono deceduti proprio a causa delle operazioni inutili che stavolta costano l’accusa di omicidio preterintenzionale.
La differenza sta nel fatto che per l’omicidio volontario della sentenza annullata i giudici si erano rifatti al «dolo eventuale». Avevano, cioè, ritenuto che Brega Massone In aula
Pier Paolo Brega Massone (a sinistra) in uno dei momenti della sua lunga vicenda processuale avesse operato i pazienti, che spesso erano in condizioni di salute molto precarie, prefigurandosi ed accettando il rischio che potessero morire. Nel caso dell’omicidio preterintenzionale si ritiene che, pur sapendo che le operazioni erano inutili, quindi commettendo il reato di lesioni volontarie, la morte è stata una conseguenza che è andata al di là delle intenzioni del chirurgo. Pena sensibilmente ridotta anche per Fabio Presicci, l’ex aiuto di Brega Massone, che viene condannato a 7 anni e 8 mesi di reclusione contro i precedenti 25.
L’unico ad essere dietro le sbarre è Brega Massone. «Ma ora vediamo la luce», dice la moglie Barbara Magnani mentre le lacrime della commozione le rigano il volto dopo tanti anni di processi seguiti sempre al fianco del marito. «Non è un mostro, ho sempre sperato nella giustizia», dice ancora abbracciando i parenti che l’hanno accompagnata in aula. È la prima a parlare con il marito al telefono che da Opera le dice: «Sono felicissimo, temevo il peggio». Anche la sua difesa aveva paura di un risultato diverso. «I giudici sono andati ● Brega Massone fu arrestato il 9 giugno 2008 per omicidio aggravato dalla crudeltà oltre qualsiasi aspettativa», esulta l’avvocato Nicola Madia che assiste Pier Paolo Brega Massone con il collega Luigi Fornari. «Finalmente un po’ di giustizia dopo 10 anni di battaglie e di criminalizzazioni» aggiunge il legale prima di abbracciare la signora Magnani. È probabile che la Procura generale ricorra in Cassazione con il sostituto procuratore Massimo Gaballo che aveva chiesto la conferma dell’ergastolo per Brega e 21 anni per Presicci. Se la Cassazione dovesse confermare questa sentenza, l’ex primario potrà
A Opera
Il medico è in cella dove sta scontando un’altra condanna a 15 anni per lesioni gravissime
Gli interventi inutili Per i quattro pazienti morti gli è stato riconosciuto l’omicidio preterintenzionale
ragionevolmente sperare di uscire da carcere nel giro di qualche anno, grazie alla continuazione e al cumulo delle pene che abbassano di molto il totale. Resta ancora il nodo dell’affidamento in prova ai servizi sociali per gli ultimi tre anni di carcere che di recente è stato negato dal Tribunale di Sorveglianza perché l’ex chirurgo, hanno detto i giudici, mostra una «totale assenza di riflessioni di carattere critico e di spunti di rielaborazione dei propri atteggiamenti» .