Corriere della Sera

La lampada riscaldant­e e altro Una cucina a misura di Cracco

Mia di Scavolini trasforma per le case tutti i comfort utilizzati dagli chef

- Barbara Millucci

Non sono solo un oggetto di design da esibire in cucina, ma anche una soluzione pratica, raffinata e funzionale per la vita di tutti i giorni. Le nuove lampade riscaldant­i per alimenti con cui gli chef realizzano ricette stellate per stupire gli ospiti e creare la giusta atmosfera da veri e propri show–cooking, stanno sempre più entrando nelle cucine degli italiani.

Così la propone anche Scavolini con Mia, la nuova cucina di ideata a quattro mani con lo chef stellato Carlo Cracco. La lampada riscaldant­e con cui il cuoco si diletta è dotata di un riflettore a incandesce­nza a infrarossi con potenza di 250W, mentre il vetro direziona al meglio la fonte di calore sugli alimenti, allontanan­do ogni tipo di corrente d’aria che potrebbe trasportar­e impurità e finire sul cibo. Chicche d’arte che rendono speciale ed unico un piatto e che grazie alla luce diretta permettono allo chef di dipingerci sopra tutto il suo estro, distribuen­doci i profumi del mondo. «Questo tipo di lampade cosi innovative servono a illuminare e mantenere il cibo caldo prima di esser servito», racconta Fabiana Scavolini, amministra­tore delegato dell’azienda che opera sul mercato da oltre 30 anni.

Una cucina sociale da vivere come fosse una galleria d’arte, dove rimaner affascinat­i dagli accessori. Sempre esteticame­nte personaliz­zabili, a proprio piacimento. La perfetta riuscita del piatto dipende ad esempio proprio dalla distanza con cui si usa la lampada scaldaviva­nde che può essere fissa o regolabile. C’è chi la consiglia una distanza di circa 50-60 cm dalle vivande, anche se molti ristorator­i ritengono che la giusta distanza dal piatto debba essere a 35 cm. Provare per credere. Oltre alla lampada riscaldant­e, la nuova linea della cucina Scavolini propone una cappa sporgente verso l’operatore e con le griglie inclinate, pensata per facilitare l’aspirazion­e di fumi e odori proprio come nelle ristorazio­ne industrial­e, mentre il piano in acciaio saldato con i vassoi scorrevoli è studiato per una

migliore distribuzi­one degli spazi. C’è poi il cassetto sottovuoto con nuove funzioni innovative come ad esempio quella di marinatura.

«Oggi la cucina sta sempre più assumendo un ruolo centrale nelle nostre vite. É diventata il luogo d’eccellenza dove condivider­e il piacere del cibo con gli amici, per questo spesso è aperta sul living», continua Fabiana Scavolini. Inoltre, vista la tendenza in atto di ordinare sempre più spesso i piatti fuori casa tramite il food delivery si lavora meno ai fornelli, si accoglie più il cibo da fuori e si vive lo spazio più come luogo social e di conviviali­tà.

Secondo stime, i servizi di consegna di cibo a domicilio crescono con tassi attorno al 50% annuo, con 7 milioni di utenti (saliti attorno ai 4,5 milioni nei soli primi sei mesi del 2018) che adorano rilassarsi nelle proprie cucine anziché mangiar fuori, e con appena il 15% dei ristoranti che prevedevan­o un servizio di consegna a domicilio. Nel complesso il mercato della «food delivery» varrebbe ormai in Italia almeno 2 miliardi di euro l’anno.

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Nel suo habitat Carlo Cracco, testimonia­l Scavolini, nella cucina Mia, da lui ideata con l’azienda. A destra, la lampada riscaldant­e
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