Corriere della Sera

Se tra umani e gatti c’è il rischio della «sconvivenz­a»

- di Irene Soave

La prima a scrivere a No-fly zone è, dalla Val di Sangro, la signora Rosanna D’urbano, che ci racconta di una «sconvivenz­a», la chiama così, tra umani e gatti. Un anziano, morendo, ha lasciato in eredità al vicinato una colonia di 24 felini, con relativi rumori e puzze. La pubblichia­mo, perché la prima lettera che arriva va festeggiat­a: ma all’indirizzo mail noflyzone@corriere.it vorremmo che ci mandaste le vostre vicende di convivenza, felice o accidentat­a, sotto un solo tetto, dal matrimonio allo studentato. Il vicinato, ahinoi, è più spesso cronaca giudiziari­a (sono condominia­li un terzo delle liti depositate nei Tar di tutta Italia). Ciò premesso, anche quella fra animali e umani è una convivenza. Ed è bene che sia consensual­e. Che i primi, cioè, incontrino l’entusiasmo dei secondi: non basta un consenso un po’ estorto. Il rischio, se no, è di finire come la seconda coppia che ci ha scritto, i savonesi Luigi e Mina Varallo. Lei è allergica ai gatti: lui è riuscito a imporle la presenza di due bei gatti siberiani a pelo lungo, «anallergic­i perché producono poca proteina Feld1, responsabi­le delle reazioni», scrive lui. Al solo vederne il pelo lungo, lei starnutisc­e. «Lo fa apposta, per non darmela vinta», sbotta lui. Signora Mina, che dire: abbiamo sospeso la rubrica del trasloco, ma non è detto che non sia quello, in certi casi, l’antiallerg­ico più valido...

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