Corriere della Sera

Microlabor­atorio e allenament­o tech: la scuola per pastai 2.0

L’ad Cosimo Rummo: «Così formiamo i nostri maestri»

- Gabriele Principato

C osa lega un’azienda di pasta a una che fa elicotteri? «La cura alla formazione delle persone», afferma Cosimo Rummo, 64 anni, presidente e amministra­tore delegato dell’omonimo pastificio e esponente della sesta generazion­e della famiglia fondatrice del gruppo. «Può sembrare scontato detto così, ma quando ero a capo di Confindust­ria Benevento — racconta — ho visitato gli stabilimen­ti dell’agusta Westland e ho visto che addestrava­no i piloti con dei simulatori del tutto realistici: ho capito che nella mia azienda volevo la stessa cosa». Rummo ha dato via così nel 2012 a un laboratori­o — che oggi è un centro di ricerca —, dove attraverso delle mini linee di produzione «addestra» i suoi mastri pastai. «Tutto è tecnologic­o — afferma —, ma il fattore umano è ancora determinan­te. Dall’esperienza e la preparazio­ne dei mastri pastai 2.0 dipende la bontà del prodotto: solo un occhio umano può controllar­e che la temperatur­a di lavorazion­e sia corretta, così come l’umidità o lo spessore della trafila». Questa è solo una delle ultime trovate che questa azienda ha messo in atto, ma rende l’idea della spinta innovativa che ha caratteriz­zato la sua storia.

Fondato nel 1846 a Benevento da Antonio Rummo, il pastificio incominciò la sua attività in un mulino in pietra che usava l’acqua dei fiumi Sabato e Calore per azionare le macine per lavorare la semola di grano duro. Negli anni l’azienda è cresciuta fino a diventare società per azioni nel 1935. Un duro colpo gliel’ha assestato il secondo conflitto mondiale, quando lo stabilimen­to è stato distrutto dai bombardame­nti e l’attività è dovuta ripartire da zero. Poi, nel 1980 la sua sede è stata danneggiat­a dal terremoto dell’irpinia. Ma questo non ha fermato il lavoro dei Rummo, che dopo poco più di dieci anni, nel ‘91, hanno inaugurato un moderno stabilimen­to a Benevento (attuale sede della società), per poi rinnovarlo e ingrandirl­o. Del 2010, invece, è l’acquisto del pastificio Castiglion­i di Magenta, attraverso il quale il gruppo del Sannio ha aumentato la produzione e migliorato la logistica nei commerci con l’estero. E l’anno successivo è arrivato un riconoscim­ento, il premio «Leonardo Qualità Italia», assegnato dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla società per innovazion­e di qualità e proiezione internazio­nale.

«Una data fondamenta­le della nostra storia è il 2012 — racconta Cosimo Rummo, in azienda dal ‘78, subito dopo la laurea in Economia —, momento in cui lanciammo nella grande distribuzi­one la pasta in confezioni di carta dall’aspetto “vintage” che ora ci contraddis­tingue». Come quelle che usavano un tempo i piccoli artigiani. «Abbiamo studiato due anni per adattare i macchinari a questo scopo, un po’ per avere un packaging unico sul mercato, che fosse moderno ma allo stesso tempo parlasse del nostro passato, ma anche perché siamo convinti che la carta sia migliore della plastica per conservare i prodotti». Anno «nero», invece, il 2015, quando la sede è stata gravemente danneggiat­a dall’alluvione di Benevento. «Riprenders­i ha richiesto un lavoro duro e di squadra», spiega Rummo. Lo stabilimen­to è stato ripristina­to in 6 mesi. «Per non fermarci abbiamo esternaliz­zato la produzione in altre aziende — aggiunge —, continuand­o però a usare le nostre semole e le nostre tecnologie e fatto investimen­ti per 15 milioni di euro in impianti, macchinari e software all’avanguardi­a». Grande è stata anche la vicinanza della gente, a cominciare dai personaggi dello spettacolo come Fiorello e Jovanotti, che ha dato vita a una vera e propria campagna per sostenere il gruppo. Un modello lodato anche lo scorso anno dall’ex premier Paolo Gentiloni, che, in una visita alla società, l’ha definita «un esempio per il Paese».

«A determinar­e il nostro successo è stato il metodo “Lenta Lavorazion­e”, il mio più grande progetto — racconta Cosimo Rummo—, lanciato nel 2003. Si basa su speciali trafile in bronzo e lunghi tempi di impasto per conservare tutte le caratteris­tiche dei grani duri più pregiati». Questo ha permesso all’azienda di arrivare a fare certificar­e la sua tenuta in cottura. «Dando così la sicurezza — spiega — di un prodotto sempre al dente».

Oggi Rummo ha 150 dipendenti ed è il quinto produttore di pasta in Italia. Ne realizza oltre 65mila tonnellate l’anno — in 140 diversi formati tra secca, biologica, integrale, all’uovo e senza glutine —, in due stabilimen­ti, a Benevento e Novara. «La novità di quest’anno è la pasta di legumi e riso integrale, con ceci di Toscana e lenticchie rosse — dice —, pensata per chi cerca alimenti sani ed equilibrat­i».

Il futuro dell’azienda è certamente l’estero. Il gruppo del Sannio, infatti, esporta oltre la metà della sua produzione in 45 Stati del mondo. «Dagli altri paesi — spiega Rummo — prendiamo anche idee. Mio figlio Davide, 30 anni, vive negli Usa e da lì studia e mi segnala nuovi prodotti e trend». Invece il più grande, Antonio, 36 anni, è direttore commercial­e per l’estero. «Sempre ad altri paesi, in questo caso europei, ci siamo ispirati quando abbiamo investito nella tutela dell’ambiente, riducendo del 30 per cento le emissioni di anidride carbonica degli stabilimen­ti: dal 2010 siamo l’unica pasta certificat­a da Legambient­e».

La svolta

«Nel 2012 abbiamo lanciato il packaging vintage di carta: moderno ma che parla di noi»

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 ??  ?? Foto di famigliaQu­i sopra Cosimo Rummo,64 anni, presidente e a. d. dell’omonimo pastificio, tra i due figli: Antonio (36 anni, a sinistra, direttore commercial­e per l’estero) e Davide (30 anni). In alto a destra, gli strumenti per la trafila degli spaghetti (foto Aline Coquelle)
Foto di famigliaQu­i sopra Cosimo Rummo,64 anni, presidente e a. d. dell’omonimo pastificio, tra i due figli: Antonio (36 anni, a sinistra, direttore commercial­e per l’estero) e Davide (30 anni). In alto a destra, gli strumenti per la trafila degli spaghetti (foto Aline Coquelle)

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