Le pagelle di Blanchett
La diva hollywoodiana si racconta al pubblico «Pitt non mi ispira romanticismi Allen enigmatico, Spielberg vorace Scorsese mi faceva tremare tutta»
ROMA Cate Blanchett ha vinto due Oscar e parla di fallimenti, di come l’abbiano fatta diventare la persona che è oggi: «Gli insuccessi mi hanno insegnato molto di più, impari poco dal successo. Cadere e rialzarsi. Gli errori ti indicano varchi, quali strade prendere. Ti insegnano a essere forte, a avere coraggio, a sapere quando tacere».
È l’attrice di maggiore talento insieme con Meryl Streep; ha uno sguardo magnetico, enigmatico che incute un misto di ammirazione e soggezione. Eppure la Sophisticated Lady del cinema, in uno stato di grazia e consapevolezza, alla Festa del cinema spiazza così: «Io sono annoiata da me stessa, e sono sorpresa dal vedervi qui per ascoltarmi». È stata regina, matrigna cattiva e ora fa la strega nell’america degli Anni 50, nel Mistero della casa del tempo di Eli Roth; è stata perfino un uomo, Bob Dylan («l’unica volta che ho visto mio marito geloso»).
Le chiedono come costruisce i suoi personaggi, lei svuota il suo ego: «Non mi interessa portare la mia esperienza come attrice ma capire le esperienze di qualcun altro. Prendo ruoli che non so come affrontare, non vado in giro per mostre o guardare film pensando a come possa applicarli al mio lavoro».
Si è limitata a leggere assieme a sua figlia di 10 anni solo il primo romanzo della serie di John Bellairs che ha generato il film: «Volevo vedere la sua reazione, se non risuona qualcosa nel tuo pubblico, è inutile. Resto sempre delusa quando vado a vedere un film per bambini e scopro che le battute sono rivolte agli adulti. La magìa è dentro di noi e riguarda la trasformazione; cambiare il piombo in oro è una metafora potente dal tempo degli sciamani. Possiamo cambiare, evolverci, e non fatevi etichettare: non volevamo insegnare niente a nessuno e fare sermoni, ma è un bel messaggio da mandare ai ragazzi». Questa storia per famiglie da risate e brividi («da piccola ero appassionata di cinema horror, lo sono ancora»), è governata da una «missione»: scoprire l’origine e il significato terribile del ticchettio di un orologio nascosto nei muri di casa. Si incontrano tre orfani in modo diverso: «Oltre alla sottoscritta, il mio vicino di casa (Jack Black) e il ragazzino protagonista (Owen Vaccaro) che piomba in casa di uno zio eccentrico e della sua vicina; i tre hanno perduto qualcosa, si riuniscono, formano una famiglia. Insieme ritrovano una forza. Le famiglie si formano in mille modi, anche se non sempre vengono riconosciute socialmente. Io ho quattro figli, una l’ho adottata, non c’è differenza con i tre figli naturali».
Ecco le clip dei suoi film: «Brad Pitt nel Curioso caso di Benjamin Button era così disperatamente orrendo che era difficile provare sentimenti romantici nei suoi confronti; Woody Allen? Un enigma. Spielberg? Vorace. Scorsese? Ilare. Mi chiamò per The Aviator, tremavo che mi sembrava di avere il Parkinson». La storia lesbo di Carol: difficile interpretarla per una etero? La risposta è da Oscar: «Quel film è un parto d’amore. Nessuno mi chiederebbe dell’immortalità interpretando un elfo. A meno che il mio genere non chiuda delle porte, penso ai personaggi come un essere umano. La gente seguendo i reality in tv cerca affinità, io invece lotto per una sospensione da ciò che vediamo, mi metto in epoche o persone che non conosco, lontane da me; recitare è un esercizio antropologico».
Si spende molto per il teatro, occupandosi di qualsiasi dettaglio; ha perso il padre, sergente alla marina americana, che aveva 10 anni, sua madre faceva l’insegnante, hanno tirato avanti. E’ la donna che all’onu parla di minoranze discriminate. «Cosa farei se avessi i poteri magici? Inviterei i giovani di tutto il mondo a votare alle elezioni in USA. Vengo da un paese, l’australia, in cui votare è sentito come un obbligo e una responsabilità di massa».
«Ho imparato dai miei fallimenti, gli errori danno la forza per andare avanti»