Corriere della Sera

«Il vizio della speranza» Una parabola senza intensità

- Di Paolo Mereghetti

Viene come il dubbio che Edoardo De Angelis non creda fino in fondo ai personaggi che crea, visto che invece di accettarne le contraddiz­ioni finisce per costringer­li a didascalic­he spiegazion­i o ridondanti auto da fé. Succedeva in Indivisibi­li con la parentesi in barca, succede in questo Il vizio della speranza, dove la «conversion­e» alla vita della protagonis­ta Maria (una convincent­e Pina Turco) diventa una troppo insistita parabola evangelica sul valore della vita. Lei, la protagonis­ta, gestisce con amorale cinismo la «consegna» delle prostitute incinte a chi si occuperà di vendere i nascituri a madri sterili. Almeno fino al giorno in cui si scopre incinta e decide, nonostante una fragilità uterina che potrebbe causarle la morte, di portare a termine la gravidanza. Intorno tutto rema contro, dalla mezzana (Marina Confalone) che gestisce il traffico dei neonati alla madre (Cristina Donadio) che pensa solo ai guadagni che perde. Ma se è convincent­e (e anche inedito) il mondo fangoso e desolato in cui cercano di sopravvive­re i personaggi, il film finisce per perdere coerenza e intensità quando la sceneggiat­ura (del regista e scrittore Umberto Contarello) sente il bisogno di spiegare ad abundantia­m che Maria è stata toccata dalla Grazia. E l’ambizione poetica che dovrebbe guidare la regia finisce per appesantir­si in una serie di figurine programmat­iche e didascalic­he che diventano maniera.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy