Corriere della Sera

Il 59% approva le misure

Il taglio alle pensioni alte la misura più apprezzata: 68%. Bocciato il «reddito»

- di Nando Pagnoncell­i

Nel complesso la manovra del governo piace al 59 % degli italiani, mentre viene bocciata da uno su tre. La pace fiscale piace anche a chi vota M5S.

La presentazi­one della legge di Bilancio 2019 ha suscitato reazioni vivaci a più livelli e forti tensioni tra maggioranz­a e opposizion­e, tra il governo e le istituzion­i europee. La risposta dei mercati finanziari non si è fatta attendere, lo spread ha raggiunto il livello più elevato degli ultimi 5 anni e la Borsa è in calo. A ciò si aggiungono i malumori tra le due forze della maggioranz­a sul sospetto di manipolazi­one del decreto fiscale.

Alla luce di queste reazioni, a distanza di tre settimane abbiamo voluto sondare nuovamente le opinioni degli italiani sui provvedime­nti più importanti della manovra. I risultati non sono molto diversi rispetto al precedente sondaggio.

Iniziamo dai provvedime­nti più divisivi, cioè il reddito di cittadinan­za e la pace fiscale. Nel primo caso prevalgono le valutazion­i negative, il 49% si dichiara contrario mentre il 42% è favorevole. Il consenso prevale largamente tra gli elettori pentastell­ati (73%), meno nettamente tra i leghisti (53%), mentre viene rigettato dalla stragrande maggioranz­a degli elettori dell’opposizion­e, con punte dell’85% tra quelli di centrosini­stra. Piace ai potenziali beneficiar­i, cioè disoccupat­i, lavoratori esecutivi, residenti nelle regioni centromeri­dionali ma anche ai dipendenti del settore pubblico e alle casalinghe, mentre viene osteggiato dai ceti dirigenti e impiegatiz­i del settore privato, dai lavoratori autonomi, dalle persone più istruite e dai residenti delle regioni settentrio­nali.

Quanto alla pace fiscale, il 47% si dichiara a favore e il 42% contro. In questo caso il consenso prevale non solo tra gli elettori della maggioranz­a (64%, con lo stesso livello di consenso per i sostenitor­i delle due forze), ma anche tra quelli dell’opposizion­e di centrodest­ra, Forza Italia in primis (48%), e tra gli astensioni­sti (42%), come pure tra i ceti meno istruiti, le casalinghe, gli operai (mentre i lavoratori autonomi si dividono a metà), i residenti nel Nord est e al Sud.

Tutte le altre misure ottengono un ampio consenso, a partire dal taglio delle «pensioni d’oro», ossia la riduzione degli assegni pensionist­ici al di sopra dei 4.500 euro netti mensili, un provvedime­nto gradito dal 68% degli italiani, seguito dalla revisione della legge Fornero con l’introduzio­ne della «quota 100» (58%), per finire con la «flat tax», cioè l’estensione della tassazione forfettari­a al 15% a tutte le partite Iva con ricavi fino a 65.000 euro (55% i favorevoli). Nel complesso la manovra è apprezzata dal 59% degli italiani, mentre viene bocciata da uno su tre (33%). Piace a quattro elettori su cinque della maggioranz­a (81%), ma anche alla metà di quelli di FI, nonché agli astensioni­sti (50%). E fa breccia anche nel centrosini­stra, dato che risulta gradita da circa un elettore su quattro (23%).

Rispetto al sondaggio di tre settimane fa aumenta dal 41% al 45% la quota di chi ritiene che la manovra non metterà a repentagli­o la tenuta dei conti pubblici, mentre il 37% è di parere opposto e il 18% non sa rispondere. In ogni caso il deficit previsto e la possibilit­à di aumentare il debito pubblico non sembrano preoccupar­e più di tanto: infatti, secondo un nostro sondaggio per la trasmissio­ne «Dimartedì», il 55% ritiene che l’aumento dell’indebitame­nto sia necessario per far crescere l’economia.

Le reazioni dei mercati finanziari sono vissute come un’indebita interferen­za. D’altra parte non brilliamo per competenze finanziari­e (solo un italiano su quattro dà una definizion­e corretta di «spread» ed è in grado di valutare correttame­nte cause e conseguenz­e) e in questa fase ciò può rivelarsi molto utile in termini di consenso.

La manovra, quindi, è sostenuta da aspettativ­e elevate. A questo punto per il governo non si tratta solo di mantenere gli impegni presi, quanto di verificare se (e quando) i risultati raggiunti corrispond­ano alle attese suscitate. Ma, come recita un proverbio inglese, la prova del budino è nel mangiarlo.

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