Francia e migranti: il Viminale schiera la polizia al valico
Da ieri c’è almeno una postazione fissa della polizia italiana a presidiare il confine con la Francia a Claviere. La decisione è stata presa dal ministro dell’interno Matteo Salvini. Parigi, «per migliorare la cooperazione», ha proposto «una riunione tra i prefetti da tenersi sul posto con la partecipazione dei responsabili nazionali della polizia dei due Stati». La misura presa ieri — spiegano al Viminale — è la risposta, in termini di reciprocità, al ripristino dei controlli alla frontiera adottati a Ventimiglia dal governo francese già nel 2015.
Tra le ipotesi più accreditate, sul passaggio alpino di Annibale e dei suoi elefanti nel 218 a.c., c’è il Monginevro e dunque necessariamente i paraggi dell’attuale Claviere. Lo stesso percorso che avrebbe fatto e rifatto più volte Giulio Cesare, con le sue legioni, circa 150 anni dopo. L’evoluzione del toponimo è già in sé significativa: dall’originario occitano Las Clavieras si passò alla variante francese Clavières, rimasta viva fino all’inizio del 900, e infine alla soluzione attuale Claviere, risultato dell’italianizzazione imposta dal regime fascista. Non si sa bene se il nome del luogo derivi dal latino «clavis» (chiave), a indicare l’importanza cruciale del paese per quella via di comunicazione; oppure se provenga da un latino tardo «clavariae», ovvero chiusura. Si sa che la chiave può aprire ma anche chiudere. Ed è questa l’ambivalenza di sempre delle terre di confine. Quando ancora si chiamava Clavières, con la pace di Utrecht del 1713, Claviere fu annessa allo Stato Sabaudo come molti comuni dell’alta Valle di Susa, ma sarebbe stato poi Napoleone a fare della mulattiera una vera strada che rendesse più agevole il transito verso i comuni francesi di Montgenèvre e Briançon. La stessa strada che ha permesso al Giro d’italia di praticare abitualmente queste zone e al Tour de France di sconfinare a Claviere, autorizzato dalle autorità italiane, il 20 luglio 2011 per una tappa non memorabile. La storia del paesino, diviso in una parte francese e una parte italiana dal corso del Rio Secco, è una storia di trattative, di rettifiche, di spartizioni, di compromessi, finché un accordo del 1972 arretrò il confine di 200 metri cedendo all’italia l’intero abitato. Probabilmente, a voler indagare certe minuscole vicende umane, un García Márquez redivivo troverebbe materia per un avvincente romanzo magico-realistico. Magari rievocando gli scontri tra italiani e francesi che durante la Seconda Guerra mondiale annientarono ogni cosa o certi reduci che arrancavano da quelle parti quando Claviere era già nota come una delle stazioni sciistiche più attrattive. Natalia Ginzburg, in Lessico famigliare, ricorda che suo padre la sera del sabato, appena cadeva un po’ di neve, si metteva gli sci sulle spalle e partiva per Claviere. Anzi, lei scrive, ovviamente, «Clavières».