ITALIANI Lina Wertmüller: quando tagliai il vestito alla Vitti
La regista di «Mimì metallurgico»: a 90 anni lavoro ancora
Lina un secolo Wertmüller e iniziarne è nata un nel altro, 1928, ha ha visto visto morire finire l’amore della sua vita, ha girato più di trenta film e ormai non ne può più di rispondere alle interviste. Prima, m’interroga. Ha letto la mia autobiografia? Sì. Ha visto il documentario su di me? Sì. A me viene in mente di quando le femministe la fecero ministro della Condizione femminile. Durò niente. Alla prima riunione, lei chiese chi aveva visto il suo Questa volta parliamo di uomini. Non l’aveva visto nessuno e lei se ne andò («Ma come? Una donna fa un film sugli uomini e le femministe non vanno a vederlo?»). Se non finisce così anche stavolta, con lei che mette giù il telefono e tanti saluti, è perché a «ogni domanda del cavolo» mi rimanda alla biografia. Io dimostro d’averla letta, lei si placa e va avanti. È una piccola tirannia che può permettersi. Il 14 agosto, per i suoi 90 anni, l’ha chiamata per gli auguri il presidente Sergio Mattarella. Nel documentario sulla sua vita, Dietro gli occhiali bianchi, firmato da Valerio Ruiz, Harvey Keitel ha detto che vederla lavorare è una gioia, Martin Scorsese che i suoi film sono come il carnevale. Henry Miller, in una lettera alla sua ultima amante, scrisse che, vedendo Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, aveva pensato che Hollywood non si sarebbe mai concessa tutta