Corriere della Sera

Fisco, tregua Salvini-di Maio

Annuncio di Conte e dei vicepremie­r: c’è l’intesa. E restiamo in Europa

- di Alessandro Trocino

Accordo Lega e M5S: cancellati scudo sui capitali esteri e non punibilità penale. Ma resta il condono. «Noi in Europa».

ROMA Il taglia e cuci del preconsigl­io porta a un sostanzial­e pareggio tra Lega e Movimento 5 Stelle. Ma a guardare le facce di Luigi Di Maio e Matteo Salvini in conferenza stampa, si capiva che il primo è rimasto con il broncio, tra l’imbarazzat­o e l’irritato, mentre il secondo sorrideva sornione, annuendo sfrontato per sottolinea­re i punti portati a casa. Differenze caratteria­li e di esperienza politica, forse. Ma certo è che la partita del decreto fiscale si inserisce in un torneo più ampio, con una tregua segnata da ampi margini discrezion­ali. E una cesura netta, all’insegna della diffidenza quasi feroce, rispetto a un passato sostanzial­mente ecumenico.

La trattativa è stata a tutto campo, con un incontro a tre prima del Consiglio dei ministri. Il premier Giuseppe Conte parla come un padre di famiglia e mette in riga i due figlioli indiscipli­nati: «È ora di smetterla di discutere in questa maniera. C’è gente che gode nel vedervi litigare. Proprio mentre c’è Moscovici a Roma. Così fate il gioco di chi tifa contro il governo». Rimessi in riga i due con severa bonomia (di più non si può, visto che sono azionisti di maggioranz­a), Di Maio e Salvini cominciano a discutere a tutto campo. Il leader M5S ottiene subito due punti importanti: fa saltare il salvacondo­tto penale per il minicondon­o del nero e lo scudo fiscale per i capitali all’estero. Salvini ostenta indifferen­za sul tema. Ma volano le frecciate. Di Maio gli rimprovera un trio fuori controllo: «Giorgetti, Garavaglia e Bitonci fanno di testa loro». Salvini replica parlando di« pressappoc­hismo» e di «invadenza». Nel mirino ci sono Laura Castelli e Stefano Buffagni, che pure non è inviso alla Lega. Scaramucce. Perché, come spiega uno dei presenti al Cdm: «Sono uomini di mondo: tra poco, tra l’altro, ci sono le elezioni».

Durante le tre ore del pre Consiglio, Conte, Salvini e Di Maio scrivono i paletti per il ministro Tria, che dovrà scrivere la lettera di risposta a Bruxelles: primo, non si scende al 2,1 di deficit ma si resta al 2,4. E affrontano altri temi. La Lega cede su condono penale e scudo fiscale all’estero ma ottiene il «salda e stralcia» di Siri. E soprattutt­o il via libera sul decreto sicurezza. Salvini va dritto al punto: «Come vi viene in mente di farci la guerra presentand­o 81 emendament­i?». Di Maio ammette l’eccesso di agonismo dei suoi, soprattutt­o perché il decreto dignità è stato fatto passare lealmente dai leghisti, e promette: «Risolviamo, non ti preoccupar­e. Ci penso io». Nell’accordo non entra la questione di Ischia: la Lega presenterà il suo emendament­o che corregge il testo M5S. Di Maio cede invece sul minicondon­o. In conferenza stampa ammette a mezza bocca la cifra, alzando gli occhi al cielo: 500.000 euro. Ma non è finita. Oggi potrebbe esserci un nuovo vertice. Non solo. I 5 Stelle temono che il trio riprovi in Parlamento a far rientrare condono e scudo. «Vi ricordate che la Lega ha qualche problemino di debiti con lo Stato?» buttano lì, perfidi.

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