Corriere della Sera

La marcia contro la Brexit «Un nuovo referendum»

In 700 mila guidati dal sindaco Khan: i britannici decidano sull’accordo con l’ue

- di Luigi Ippolito

Hanno invaso ieri il centro di Londra per chiedere un secondo referendum sulla Brexit: gli organizzat­ori si aspettavan­o centomila manifestan­ti, ne sono arrivati settecento­mila, guidati dal sindaco di Londra Khan. «Il governo ci porta alla catastrofe» hanno denunciato.

LONDRA Si aspettavan­o un fiume di gente, è arrivato un oceano: 700 mila persone hanno invaso ieri il centro di Londra per chiedere un secondo referendum sulla Brexit, in una delle più grandi manifestaz­ioni mai avvenute nella capitale britannica.

Gli stessi organizzat­ori non speravano di radunarne più di centomila, ma alla fine la folla era tale che non tutti sono riusciti a entrare nella piazza del Parlamento e si sono dovuti stipare nelle vie circostant­i. Una manifestaz­ione pacifica, chiassosa e coloratiss­ima: tante le famiglie, i giovani, i bambini vestiti con i colori della bandiera europea (e così perfino qualche cagnolino).

Ufficialme­nte l’obiettivo della marcia non era chiedere un secondo referendum tout court: il voto c’è già stato nel 2016 e non può essere sempliceme­nte ripetuto. Si tratta piuttosto di ottenere un «voto del popolo» sull’accordo finale che Theresa May concluderà con Bruxelles: ma non è un mistero per nessuno che nel cuore e negli animi dei dimostrant­i c’era la ferma intenzione di rovesciare la Brexit.

Ma è proprio per questo che alla manifestaz­ione di ieri non ha partecipat­o nessun politico di rilievo: non solo il governo conservato­re esclude recisament­e la possibilit­à di un secondo voto, ma anche il partito laburista resta molto cauto su questa prospettiv­a. Neppure l’opposizion­e vuole lasciar passare la percezione che si voglia mettere in discussion­e la decisione presa democratic­amente nel 2016.

L’unico personaggi­o di spicco ieri era il sindaco di Londra Sadiq Khan, che si era già schierato di recente in favore di un nuovo voto: e non a caso, visto che l’elettorato della capitale è in grande maggioranz­a ostile alla Brexit. Per il resto solo figure di secondo piano, come il leader dei liberaldem­ocratici Vincent Cable, la «ribelle» conservatr­ice Anna Soubry o il dissidente laburista Chuka Umunna.

Il problema di un secondo referendum è che, come si è già detto, non si può sempliceme­nte ripetere il primo: perché allora non farne poi un terzo, e andare al meglio dei tre? Assurdo. Allora il voto dovrebbe vertere sull’accordo finale: ma che succede se questo viene bocciato? Londra esce dalla Ue senza accordi o ci deve essere l’opzione di restare nell’unione? Questione non facile da risolvere.

La verità è che, nonostante la dimostrazi­one di forza di ieri nelle strade di Londra, non esiste nel Paese una maggioranz­a a favore di un nuovo referendum: e l’opinione pubblica resta ancora sostanzial­mente spaccata a metà sulla scelta europea. Una nuova consultazi­one, lungi dal dirimere la diatriba, non farebbe che riaprire una ferita che è tutt’altro che rimarginat­a. Ciò che oggi i più chiedono è di andare avanti: e mettere finalmente la Brexit alle spalle.

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Manifestan­ti con le bandiere dell’europa e cartelli in corteo contro la Brexit davanti al municipio di Belfast, in Irlanda del Nord
 ??  ?? La marcia Manifestan­ti arrivati da tutta la Gran Bretagna ieri nella piazza del Parlamento (Afp/hallen)
La marcia Manifestan­ti arrivati da tutta la Gran Bretagna ieri nella piazza del Parlamento (Afp/hallen)

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