Corriere della Sera

Non facciamoci illusioni il Sud resta una Cenerentol­a

- di Francesco Drago e Lucrezia Reichlin

Sulla manovra del popolo si è ampiamente discusso, ma una questione non è stata analizzata. Quali sono le idee e le risorse che dedica al Mezzogiorn­o? Nella nota di aggiorname­nto al documento di economia e programmaz­ione finanziari­a il riferiment­o al Mezzogiorn­o compare solo due volte.

Aproposito del progetto di una ciclovia dal Brennero a Palermo e del binomio enogastron­omia e turismo. Nel successivo documento programmat­ico di bilancio non ci sono altri riferiment­i.

Se ne deve dedurre quindi che il reddito di cittadinan­za sia la misura più importante rivolta al Mezzogiorn­o. È infatti nel Sud d’italia che si concentra la maggior parte dei possibili beneficiar­i. Questa misura ha tante facce: sostegno ai redditi più bassi e alleviamen­to della povertà, misura di sostegno alla ricerca attiva di lavoro, sostegno della domanda.

I suoi potenziali effetti sulla crescita e l’occupazion­e delle regioni meridional­i dipendono dall’effetto che produrrà su lavoro e crescita e sul moltiplica­tore del consumo (cioè l’effetto che avrà sul Pil tramite l’aumento del consumo) in questa area del Paese. Analizziam­o questi aspetti in dettaglio.

Il reddito di cittadinan­za è pensato come un trasferime­nto monetario condiziona­to alla formazione dei beneficiar­i. Come è stato detto da altri, se implementa­to su larga scala, l’intervento dovrebbe essere preceduto da progetti pilota tramite i quali si rilevino limiti e punti di forza della misura. È chiaro che senza un meccanismo istituzion­ale solido (i centri per l’impiego al momento sono largamente sottodimen­sionati ed impreparat­i al compito che li attende) che monitora e forma i beneficiar­i, il reddito di cittadinan­za danneggerà soprattutt­o il mercato del lavoro nelle regioni meridional­i dove i salari sono bassi, il lavoro in nero è esteso e la partecipaz­ione delle donne al mercato del lavoro è scarsa.

Ma anche supponendo che i centri dell’impiego funzionino perfettame­nte, in che senso questa misura potrebbe incidere positivame­nte sull’occupazion­e del Mezzogiorn­o?

Le cifre

Veniamo ai fatti. Il tasso di occupazion­e nel Mezzogiorn­o è del 44 per cento. Al Nord è sensibilme­nte più alto, con tassi che si avvicinano al 65 per cento (Figura 1). Le differenze nei tassi di occupazion­e tra Nord e Sud sono ancora più marcate se consideria­mo la popolazion­e femminile: al Nord il tasso di occupazion­e delle donne è del 59 per cento, al Sud del 32 (Figura 2), tra i più bassi in Europa. Una parte consistent­e di chi non lavora è costituita dagli scoraggiat­i (coloro che non figurano come disoccupat­i perché non cercano attivament­e lavoro ma che sarebbero disposti a lavorare).

Il reddito di cittadinan­za – questo è uno degli obiettivi della misura – fornisce un incentivo all’attiva ricerca di occupazion­e e quindi dovrebbe fare aumentare la disoccupaz­ione così come è misurata e diminuire gli scoraggiat­i. Questo dovrebbe comunque essere positivo (meglio un disoccupat­o che cerca lavoro che uno che ha rinunciato). Ma l’effetto sull’occupazion­e sarebbe positivo solo se questa ricerca attiva si tramutasse in impiego e quindi se la disoccupaz­ione non fosse dovuta a una struttural­e mancanza di lavoro, ma a un temporaneo problema causato dal mancato incontro tra l’offerta (colui o colei che cerca un impiego) e la domanda (il datore o la datrice di lavoro). In questo caso il reddito di cittadinan­za, combinato con l’attivazion­e dei centri per l’impiego, aiuterebbe questi nuovi disoccupat­i a trovare il giusto «match» con una impresa che cerca lavoratori.

Domanda e offerta

Ma i dati suggerisco­no che il problema del lavoro nel Mezzogiorn­o non è dovuto ad un temporaneo «mismatch» tra domanda e offerta, ma da una struttural­e carenza di domanda specialmen­te nei segmenti più qualificat­i nel mercato del lavoro. Questo spiega lo struttural­e basso tasso di occupazion­e. Come ulteriore evidenza a questa affermazio­ne è utile guardare ai dati raccolti da Isfol sui posti vacanti, un indicatore di domanda di lavoro. Questa indagine raccoglie in modo dettagliat­o tutti gli annunci di posti vacanti sui maggiori giornali italiani. A titolo di esempio, riportiamo gli annunci al Sud e al Nord Est nella Figura 3.

I dati sono disponibil­i solo fino al 2010, ma tutte le altre fonti più recenti confermano lo stesso fenomeno: i posti vacanti al Sud rimangono bassi e sono poco sensibili al ciclo economico. Questo suggerisce che al Sud il problema è quello di una bassa domanda struttural­e e che mettere in rete domanda e offerta di diversi mercati del lavoro locali avrebbe effetti minimi su tasso di occupazion­e e disoccupaz­ione. Nella migliore delle ipotesi è facile prevedere che molti disoccupat­i siano assorbiti nelle regioni settentrio­nali (se saranno disposti a trasferirs­i). Un buon risultato per i beneficiar­i, non una politica per il Mezzogiorn­o.

Inoltre, il reddito di cittadinan­za di 780 euro, nella formulazio­ne degli esponenti di governo, sembra essere compensati­vo. Questo implica un’aliquota implicita sul lavoro del 100 per cento. In questa formulazio­ne, una colf che guadagna per 20 ore settimanal­i con contratto regolare 600 euro al mese, avrebbe 180 di reddito. Ogni aumento di reddito fino a 780 diminuireb­be di uguale importo la compensazi­one del suo reddito di cittadinan­za. Se smettesse di lavorare avrebbe comunque 780 euro. Se continuass­e a lavorare in nero ne avrebbe 1380. Gli incentivi che crea questa misura sono chiari. Nutriamo seri dubbi che l’impianto istituzion­ale attuale sia in grado di evitare distorsion­i su larga scala.

I consumi

Ma c’è un’altra motivazion­e per il reddito di cittadinan­za: mettendo soldi in tasca a fasce della popolazion­e con alta propension­e al consumo (cioè fasce a reddito basso che spendono una percentual­e alta in consumo e hanno un basso tasso di risparmio) si avrà un alto impatto sulla domanda aggregata generando attività economica nel Mezzogiorn­o, un puro effetto keynesiano. Ma anche qui questo ragionamen­to non convince pienamente. Primo, non è chiaro se questo ipotetico aumento di domanda produrrà attività economica locale o sempliceme­nte importazio­ne di beni prodotti altrove. Secondo, poiché questo reddito sarà probabilme­nte percepito dai beneficiar­i come transitori­o, è difficile che generi un aumento di domanda consistent­e: il consumo non dipende dal reddito provvisori­o ma dal reddito medio nell’arco della vita (il cosiddetto reddito permanente).

Le scelte

Rimane la possibilit­à che il reddito di cittadinan­za, pur non aiutando il lavoro e la crescita nel Mezzogiorn­o, allevi la povertà. Altri autorevoli commentato­ri hanno evidenziat­o come non sia questo lo strumento più adatto (si veda ad esempio l’intervento di Massimo Baldini su lavoce.info). Ma anche se lo fosse, è chiaro che limitare le misure del governo per il Mezzogiorn­o al solo reddito di cittadinan­za rivela l’assenza di un’idea per lo sviluppo di questa parte del Paese. I problemi struttural­i rimangono tutti sul tappeto: inefficien­za della pubblica amministra­zione, produttivi­tà del lavoro stagnante, scarso capitale umano, periferie urbane abbandonat­e, infrastrut­ture carenti e sistema giudiziari­o lento e inefficien­te in un’area in cui l’illegalità pervade.

L’ammontare destinato al reddito di cittadinan­za avrebbe potuto essere destinato a premiare ed incentivar­e il lavoro e a liberare le regioni meridional­i dai potentati locali e dalle rendite di posizione. Gli esempi, le idee e i progetti non mancano e le energie sane su cui fare leva per attuarli, per quanto oggi isolate, nemmeno. Occorrereb­be avere il coraggio politico di metterle in campo e di attendere che i benefici si materializ­zino su un orizzonte temporale di lungo periodo perché non c’è una ricetta ad effetto immediato.

Il reddito di cittadinan­za come unica misura della manovra per il Sud è coerente con la concezione secondo cui il mancato sviluppo di queste regioni è ineluttabi­le: non si spende per mettere il Mezzogiorn­o nelle condizioni per ripartire con una narrazione diversa dal passato, si compensa questa parte del Paese con elargizion­i dal centro per il suo mancato sviluppo. Finché i conti reggono, ovviamente.

La concezione alla base è che il mancato sviluppo sia ineluttabi­le Non si spende per mettere il Sud nelle condizioni per ripartire, si compensa questa parte del Paese con elargizion­i dal centro per il suo ritardo

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