Compromesso sul condono Il deficit resta, tensione con Tria
Via scudo fiscale e non punibilità. I vicepremier rassicurano Bruxelles: «Non lasceremo la Ue e l’euro»
Le facce un po’ imbronciate apparse in sala stampa a Palazzo Chigi dicono più delle parole. Dopo lo scambio di carezze, Matteo Salvini («Io scemo non sono») e Luigi Di Maio («E io non sono un bugiardo») si sforzano di siglare la tregua sul decreto fiscale, di confermare che «non lasceremo l’euro e la Ue» e di rassicurare i risparmiatori (qui a parlar chiaro è il ministro dell’interno) che in caso di choc «non ci sarà la patrimoniale».
Tra i due siede, come arbitro, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che però, oltre alle baruffe interne al governo, tiene d’occhio Ue e mercati. Così il premier, prima di confermare una manovra al 2,4% del rapporto deficit-pil nella risposta che lunedì verrà inviata al commissario Pierre Moscovici, cerca di tranquillizzare chi ci osserva: «Siamo molto comodi in Europa... Ci siederemo a un tavolo per un dialogo leale e un confronto costruttivo e sereno». Il ministro dell’economia, Giovanni Tria, ha chiesto un abbassamento del deficit al 2,1 almeno nel 2020 e 2021, ma ha incassato un secco no dai due vicepremier. «Dopo giorni surreali», come li definisce Salvini, si sblocca l’impasse sul decreto fiscale fermo da una settimana e ora destinato a essere bollinato «verosimilmente» domani dalla Ragioneria generale. Nella correzione del testo mediata da Conte, Di Maio ottiene una riduzione significativa del perimetro del condono per i contribuenti che «dimenticano» di dichiarare il nero (non c’è più lo scudo penale e quello per i capitali portati all’estero). Salvini cede sul punto. Ingoia il condono ora più ristretto (irrinunciabile per i grillini che hanno la loro kermesse al Circo Massimo) e strappa la promessa che, in sede di conversione, nel decreto verrà introdotta un’altra rottamazione delle cartelle esattoriali: un «saldo e stralcio» per i debiti accumulati con lo Stato fino al 2014 da rottamare a rate seguendo tre aliquote (25%, 10% e 6%) scandite per i redditi dichiarati fino a 30 mila euro. Questa misura si aggiungerebbe a quella già concordata della rottamazione delle mini cartelle (sotto i 1000 euro) emesse fino al 2010.
Salvini porta a casa anche il disarmo degli 81 emendamenti tattici presentati dai grillini al Senato per disturbare la marcia trionfale del decreto sicurezza-immigrazione: «Troveremo certamente un accordo dopo che in questi giorni è stato un po’ difficile parlarsi», assicura Di Maio che poi in serata può salire sul palco del Circo Massimo per dire che «lo scudo penale e il condono non ci sono più». A fine settimana è atteso il giudizio di Standard & Poor’s sui titoli di Stato italiani.