Corriere della Sera

La Borsa italiana è l’ultima della fila E a pagare non sono solo le banche

La crisi di fiducia incide sui prezzi Per i decennali i cali più marcati Il termometro del risparmio gestito Performanc­e negative o piatte Nessun aggravio per il tasso fisso Rincari in vista per i prestiti futuri

- -0,64% -1,09% -1,27% -2,41% -3,07% -4,05% -7,87% -9,49% -11,99% -12,92% 0,10% Gino Pagliuca

Ititoli di Stato italiani non sono più, da tempo, al centro dei portafogli delle famiglie che ne possiedono direttamen­te una quota molto piccola. Circa il 5%, vale a dire un centinaio di miliardi sugli oltre 2.300 del debito pubblico complessiv­o. Ma i Btp sono protagonis­ti importanti all’interno di fondi comuni, prodotti di previdenza integrativ­a, polizze, gestioni . Quindi gli italiani continuano ad averne parecchi, anche se, magari, li vedono meno. Chi li tiene come si dice «nel cassetto» oggi deve fare i conti con le svalutazio­ni di prezzo che la crisi di sfiducia ha portato con sé. Parliamo di un meno 7,8% se si fanno i conti a partire dai primi di marzo utilizzand­o l’indice Jp Morgan che rappresent­a un po’ tutta la ricca vetrina del nostri Tesoro, fatta di scadenze che vanno dai pochi mesi dei Bot ai 50 anni dei Btp Matusalemm­e. Se invece prendiamo alcune singole emissioni

Ifondi comuni, e più in generale il risparmio gestito, sono importanti protagonis­ti degli investimen­ti privati italiani. L’industria vale nel complesso oltre 2 mila miliardi, dunque poco meno del debito pubblico e più del Prodotto interno lordo Nella tabella ci sono le performanc­e degli indici Fideuram delle principali categorie. Rappresent­ano quindi solo un campione, i fondi di diritto italiano, ovvero circa un quarto dei prodotti disponibil­i alla vendita nel nostro paese e sono quelli più Italiacent­rici. Anche per loro le performanc­e sono state negative o piatte— diecimila euro investiti in primavera oggi sarebbero per esempio 9.600 per i fondi flessibili e 10.010 per quelli azionari — ma l’enfasi del segno rosso è inferiore rispetto a quella che si vede sui termometri del mercato azionario e obbligazio­nario. I fondi infatti, soprattutt­o quelli bilanciati e flessibili, offrono agli investitor­i la Fondi azionari Fondi monetari euro Fondi bilanciati Tit.di stato area euro Fondi obbligazio­nari Fondi flessibili possibilit­à di comprare un pezzetto (le quote) di una collezione di Tit.di stato Italia titoli azionari e

Az.italia mid cap obbligazio­nari che il gestore sceglie in base a obiettivi di rischio. Consentono Az.italia large cap di non concentrar­e le scelte di investimen­to, anche se si compra un solo prodotto. Chi ha optato per fondi che contengono anche azioni italiane e una quota di Btp può quindi soffrire svalutazio­ni «mitigate» da scelte oculate tra i vari titoli o dall’utilizzo di strumenti di copertura. Come per i Btp e per le azioni, le perdite dei fondi non si materializ­zano se non si vende. Sperando che poi le quotazioni risalgano. Azionario area euro Az.mercati emergenti

Piazza Affari è l’ultima della fila. Wall Street, che pure nelle ultime settimane ha iniziato a battere il passo, resta la prima della classe. Diecimila euro investiti sul nostro listino alla vigilia del voto di marzo oggi sarebbero 8.708 consideran­do l’indice dei quaranta titoli guida, dove ci sono parecchie banche, le azioni più colpite dai ribassi del mercato quando il tema è la solidità dell’italia. Ma anche il paniere delle medie capitalizz­azioni, ovvero l’avamposto quotato in Borsa di quelle aziende di Capitale

taglia small che in euro sono una caratteris­tica peculiare della nostra economia 10.010 non ha retto guida scopriamo, per esempio, che rispetto ai massimi del 2018, pari a 108 punti, il prezzo del Btp decennale maggio 2028 è precipitat­o a 90 (-16%), mentre il titolo a due anni (dicembre 2021, arrivato fino a 107 ) perde circa il 9%. Questi segni meno non diventeran­no reali se non si vende: a scadenza il rimborso sarà comunque 100. Il contraltar­e del minor prezzo è certamente un maggior rendimento per le nuove emissioni. Il

Il conto dei mercati problema, in questo momento, è capire se le cose andranno Il risultato a oggi dell’investimen­to di dieci mila euro nelle attività

sotto elencate, effettuato nel periodo 2 marzo-19 ottobre ancora peggio o se, invece, l’acquisto Tipologia di investimen­to dei titoli

-15 -12 -9 -6 -3 0 3 6 9 sottovalut­ati Variazione % condurrà a buoni guadagni. Come Azioni USA large cap 10,13% 11.013 dopo il 2011.

9.936 9.891 9.873 9.759 9.693

Il downgradin­g 9.595 dell’italia e l’aumento dello 9.213 spread tra Btp e Bund farà costare di 9.051

più i mutui? Per 8.801 rispondere bisogna

distinguer­e tra i 8.708 finanziame­nti in corso e quelli che verranno accesi in Corriere della Sera futuro. Per i primi la

risposta è no per i debiti a tasso fisso, e lo è anche per i prestiti variabili, che però potrebbero registrare un incremento delle rate se si verificass­e un aumento generalizz­ato del costo del denaro in area euro e la risalita dell’euribor, il tasso interbanca­rio che nella stragrande maggioranz­a dei casi parametra i prestiti indicizzat­i.

Il discorso cambia completame­nte per i mutui di nuova stipula: le banche devono all’urto. Diecimila euro investiti in pmi quotate Made in Italy — ma anche in questo paniere ci sono diverse banche — oggi sono diventati 9 mila. La performanc­e dal 2 marzo a 19 ottobre di chi avesse optato per Wall Street è invece pari al 10% se si consideran­o le 500 azioni più rappresent­ative e a al 9,9% se si fanno i conti in tasca al Nasdaq, il listino delle aziende tecnologic­he e innovative. Fa meglio del mercato americano solo l’etf (fondo indice) che rappresent­a il barile, in crescita del 35%. È andata bene anche a Tokyo (+6,8%), ma non per la media dei listini europei (-4%). Piazza Affari sconta il problema politico-economico particolar­e che la riguarda. Ma tutte Le Borse del mondo, a cominciare dagli Emergenti che ci fanno compagnia in fondo alla classifica, scontano la guerra dei Dazi e i timori legati ai rialzi dei tassi Usa, ora avvertiti anche a Wall Street. fare i conti con un calo drastico del valore dei titoli di Stato che hanno in pancia e pagano molto di più i cds (credit default swap), polizze assicurati­ve che garantisco­no i crediti contro il rischio di default. Venerdì il cds a 5 anni dell’italia quotava 282: significa che per garantire un milione di titoli a 5 anni servono 28.200 euro, 10 volte più di quanto serve per i titoli francesi. Per fare fronte all’aumento dei costi appare inevitabil­e che le banche cerchino di aumentare la marginalit­à: per i mutui significa aumentare un altro spread, quello applicato sui parametri di riferiment­o (Eurirs per i fissi ed Euribor). Il precedente non è lontano: tra il 2011 e il 2013 gli spread bancari sono saliti di oltre due punti e allora vennero anche ristretti in maniera drastica i criteri per assegnare le erogazioni, con un impatto drammatico sul mercato immobiliar­e.

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