Corriere della Sera

La crisi fa paura. E Davide va in prima linea

Le tensioni tra le anime del Movimento, i vertici provano a mediare: non arretriamo

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evoca «la necessità anche di tenere la barra dritta per il bene del Paese» anche di fronte allo scenario più cupo di un’eventuale crisi di governo. Insomma, lo spettro dei mercati, stavolta, potrebbe suonare quasi come un insperato soccorso per convincere la Lega a evitare la frattura.

Qualche voce si leva anche nella minoranza ortodossa: «Tutti dovremmo sapere quale è stato il nostro percorso, quali sono stati i nostri fari: cedere sul condono fiscale sarebbe un tradimento dei nostri ideali».

Ma anche tra i falchi avanza la prudenza. Perché un passo falso del Movimento potrebbe compromett­erne il cammino. «Abbiamo fiducia in Luigi e siamo convinti che il Consiglio dei ministri finirà per il meglio», dicono mentre è in corso la riunione fiume a Palazzo Chigi che a qualche parlamenta­re ricorda «una operazione a cuore aperto». Fondamenta­le in questo scenario il ruolo da mediatore che si ritaglia il premier, Giuseppe Conte, che cerca la sintesi tra le due anime del governo.

Intanto mentre l’ala governativ­a scruta i propri orizzonti, Davide Casaleggio prepara in prima persona il futuro del Movimento. E lo fa cercando di allargare la base. Mai prima d’ora aveva tenuto un intervento così articolato in una agorà. Cerca il continuo contatto con i militanti e in questa chiave, quella di aprire il Movimento

«Basta scuse»

Il figlio di Gianrobert­o: «Ora non ci sono più scuse, è necessaria la partecipaz­ione»

a nuova linfa, lancia la nuova funzione per Rousseau, ovvero l’iscrizione alla piattaform­a tramite sms. Avvicinare una nuova platea puntando sulla partecipaz­ione è il pensiero che Davide Casaleggio sta perseguend­o, un po’ sulle orme del padre scomparso nel 2016. «Ora non ci sono più scuse. La partecipaz­ione è necessaria, non solo per noi stessi, ma per la comunità. Solo se un diritto viene utilizzato esiste», ha sottolinea­to dal palco. Un ritorno alle origini nel momento in cui nei palazzi romani potrebbe trovarsi la chiave di volta, nei prossimi mesi, per frenare il calo dei consensi evidenziat­o negli ultimi sondaggi. Ecco perché a maggior ragione il finale di partita sul decreto fiscale viene salutato dai big Cinque Stelle quasi come una festa nella festa. «Adesso possiamo aprire una nuova fase. Ora pensiamo al reddito di cittadinan­za».

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