Renzi alla Leopolda vara i comitati civici Minniti in silenzio, sul palco va Bonolis
Contatti con Salvini per frenare i dem filo M5S
FIRENZE Paolo Bonolis (che Lucio Presta, organizzatore di questa Leopolda, ha portato sul palco) discetta di consumismo con Renzi nella parte del bravo presentatore. In platea Minniti di nero vestito si siede e non favella.
Alla fine, dopo un colloquio di circa un’ora con l’ex segretario al riparo da sguardi indiscreti, Minniti profferisce solo poche parole: «Non mi candido perché non c’è ancora una data». Già, il congresso, al momento, è stato annunciato ma non convocato e Martina non si è dimesso per avviarne l’iter.
Ma si terranno mai le assise nazionali del Pd? Gran parte dei renziani è in rivolta: non vogliono Minniti e tifano per il rinvio. «Meglio tenersi Martina perché solo così Matteo potrà ancora avere il partito nelle sue mani», dicono. E sperano nella bocciatura della manovra da parte della Commissione europea. Potrebbe arrivare già martedì. E allora con l’impennarsi inevitabile dello spread e l’aggravarsi della situazione il gruppo dirigente del Pd potrebbe prendere in seria considerazione l’idea di uno slittamento del congresso.
L’ex segretario, comunque, è convinto che occorra convergere su Minniti se le assise si terranno a febbraio. Renzi non tifa per la crisi del Paese e nemmeno per la crisi di governo. Per lui questa seconda ipotesi sarebbe una iattura. Il suo incubo infatti è che una parte del Pd, capeggiata da un silente (per ora) Dario Franceschini possa a quel punto giocare di sponda con i grillini per dare vita a una sorta di esecutivo di salvezza nazionale.
Anche per questa ragione, cioè per evitare questa deriva, è in contatto costante con Salvini. «Tra i due — spiega un ex rappresentante del governo Gentiloni — c’è un feeling inspiegabile. Si vedono, si sentono, si scambiano consigli». E uno dei suggerimenti forniti da Renzi a Salvini è proprio quello di mantenere uno stato di fibrillazione costante con i 5 stelle. Un modo per far sì che il governo possa comunque continuare tra tira e molla senza però mai rompere la corda, lacerando i grillini e compromettendo il rapporto con il loro elettorato. Conviene a Salvini, che ha allungato l’occhio sul bacino elettorale dei grillini nel Meridione, ma conviene anche a Renzi, che può pensare di recuperare una parte dei voti del Pd che sono andati lì.
Nel frattempo, per tenere un baluardo contro ogni tentazione di intese con i 5 stelle da parte di un pezzo del suo partito, l’ex segretario sostiene Minniti, che non sposerebbe mai una linea possibilista nei confronti di Di Maio. «Del resto — spiega il senatore Ceccanti — bisogna stare in guardia, come dimostra l’ultimo discorso di Zingaretti che si è scagliato solo contro la Lega senza prendersela mai con i 5stelle». Non a caso Franceschini uno dei più grandi sostenitori del governatore del Lazio.
E nell’incertezza della strada che il Pd alla fine imboccherà, Renzi lancia i comitati civici. Il loro battesimo dal palco spetta a Ivan Scalfarotto, che dice: «Su alcuni temi non può esserci distinzione tra gli elettorati del Partito democratico, di FI e di Leu». Un modo per aprire le porte, da un lato, a chi nel centrodestra vive con disagio l’egemonia di Salvini, dall’altro agli elettori grillini delusi e alla sinistra in genere. Non solo: con i comitati civici l’ex segretario si tiene una carta di riserva per il futuro. Stando ai sondaggisti, che ancora ieri glielo hanno fatto presente, un partito di Matteo Renzi alle elezioni europee potrebbe prendere tra l’8 e il 15 per cento.