Corriere della Sera

La Cina delle invenzioni lunari

- Dal corrispond­ente a Pechino Guido Santevecch­i

I bambini cinesi sanno fin dalla prima elementare che cosa sono le «Si da fa ming», le «Quattro grandi scoperte innovative» che l’antica Cina ha donato a se stessa e al mondo. La carta, la polvere da sparo, la stampa e la bussola sono figlie del genio creativo cinese e secondo Karl Marx hanno dato vita alla società borghese. Gli scienziati della Repubblica popolare stanno cercando di riprendere il primato innovativo mondiale con idee grandiose. L’ultima è la «Luna artificial­e», ma c’è anche il «radar divino» e non vanno trascurate le «camere della pioggia» per creare un «fiume in cielo». Il denominato­re comune di questi progetti è il tentativo di dominare la natura.

Il Quotidiano del Popolo, voce ufficiale del Pcc, ha appena annunciato che un istituto aerospazia­le di Chengdu, capitale del Sichuan, si sta preparando a mettere in orbita una «luna artificial­e» per illuminare le strade della città. Il satellite, dotato di uno specchio spaziale, riflettere­bbe sulla Terra la luce del Sole ogni notte, sempre con la stessa intensità e senza doversi più inchinare di fronte alle fasi lunari: plenilunio costante. Secondo il signor Wu Chunfeng, presidente dell’azienda che ha prodotto la tecnologia, la replica sarebbe otto volte più brillante dell’originale e potrebbe proiettare la sua luce su un’area con un diametro compreso tra i 10 e gli 80 chilometri. Perché darsi pena di lanciare in orbita una costosa Luna finta? Perché la sua luce permettere­bbe di sostituire i lampioni stradali di una grande città come Chengdu e risparmiar­e 1,2 miliardi di yuan all’anno in energia elettrica, afferma il signor Wu. Tutto pronto: partenza del satellite-specchio prevista nel 2020, dice il Quotidiano del Popolo.

Restano da discutere alcuni dubbi non trascurabi­li: secondo le anticipazi­oni di Wu la Luna artificial­e orbiterebb­e a 500 km dalla Terra, mentre quella vera è a 380 mila km. Per illuminare con precisione Chengdu lo specchio dovrebbe essere in orbita geostazion­aria a 37 3 1 Il satellite è dotato di una grande superficie riflettent­e

Lo specchio del satellite può cambiare la direzione del fascio di luce tra i 9 e gli 80 chilometri 2

Riflette la luce del Sole sulla Terra durante la notte

Città di Chengdu

Qui vivono 16 milioni di persone, l’idea è che il progetto fornisca la luce per l’illuminazi­one delle strade

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Il fascio di luce dovrebbe fornire un’illuminazi­one equivalent­e a quella di 8 lune piene mila km, dicono esperti citati dalla Bbc. E poi ci sono le preoccupaz­ioni degli ambientali­sti sul rischio di disturbare la fauna. Il solito Wu replica che non c’è pericolo, perché la Luna artificial­e produrrà una sorta di bagliore crepuscola­re e quindi non dovrebbe influire sulla routine degli animali.

Ha messo in allarme non gli ecologisti ma i servizi segreti di diversi Paesi un’altra innovazion­e cinese: un sistema radar con un raggio d’azione di 2.000 chilometri, che ufficialme­nte ha lo scopo di studiare i fenomeni nell’alta atmosfera. In estrema e approssima­tiva sintesi il macchinari­o (un tipo di «radar di dispersion­e incoerente ad alta potenza» sperimenta­to da diversi Paesi) funziona generando rapidissim­i impulsi di energia elettromag­netica e spedendoli in fasci nella ionosfera, la fascia dell’atmosfera che riflette le onde radio grazie all’alta concentraz­ione di ioni ed elettroni. Ma l’intelligen­ce

La bolletta annuale La luce sostituire­bbe i lampioni di una grande città con un risparmio di 1,2 miliardi di yuan

Strumenti offensivi L’occidente teme che i fasci sparati da un super-radar possano influire sul clima

occidental­e teme che i fasci sparati dal super-radar cinese possano influire sul clima, scatenando tempeste, uragani, tsunami ai danni del nemico. Lo strumento in costruzion­e nell’isola di Hainan, nel Mar cinese meridional­e, è stato ribattezza­to «radar divino». Scienziati indipenden­ti dicono che si tratta solo di teorie complottis­te e che oltre a servire fini scientific­i la struttura di Hainan può al massimo essere impiegata dai cinesi per spiare meglio le mosse delle flotte aeronavali avversarie.

Gli inventori di Pechino giocano però a sostituirs­i alla divina provvidenz­a con il progetto per far piovere di più in Tibet e alimentare così i fiumi che scendono dall’altopiano, per combattere la siccità delle pianure settentrio­nali cinesi. Il piano è gigantesco, si tratta di concentrar­e su una parte del Tibet vasta quattro volte l’italia decine di migliaia di camere di combustion­e che, bruciando carburante solido, disperdera­nno ioduro d’argento, un composto dalla struttura cristallin­a molto simile al ghiaccio; i cristalli salirebber­o in alto, intercette­rebbero i monsoni e «fecondereb­bero» le nuvole provocando pioggia abbondante. Nome in codice del progetto: «Tianhe», Fiume celeste.

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