Caccia al cinghiale L’ultima vittima è Marco, 20 anni
Rieti, colpito per sbaglio da un compagno Gli animalisti: basta sangue, sport da vietare
ROMA L’anno scorso c’era già andato. Aveva calcato quei sentieri fino al canalone nelle campagne fra Santa Rufina e Cupaello, proprio sotto il Terminillo, per partecipare a una battuta di caccia al cinghiale. Marco Tosti aveva solo 20 anni ma con il fucile fra le mani non era considerato uno sprovveduto. A Santa Rufina, alle porte di Rieti, lo conoscevano tutti, come del resto la sua famiglia. Un ragazzo a posto, prudente, appassionato di basket e mountain bike. All’alba di ieri è tornato nel canalone per un’altra battuta, la prima della stagione in quella zona, ma per lui purtroppo è stata anche l’ultima: un compagno di squadra gli ha sparato per sbaglio pensando che dietro al cespuglio dal quale aveva sentito provenire un rumore ci fosse un cinghiale. Invece c’era il ventenne che si era appostato proprio lì.
La fucilata è stata esplosa da un pensionato di 70 anni che si trovava a una decina di metri e che ha colpito Marco nella parte alta della coscia sinistra, provocandogli gravi lesioni all’arteria femorale. Nonostante l’emorragia, il ragazzo all’inizio non ha perso conoscenza: il settantenne lo ha soccorso con altri cacciatori che hanno portato Marco in uno spiazzo dove è arrivata l’ambulanza. Al San Camillo De Lellis di Rieti le condizioni del ventenne sono però peggiorate, fino alla morte prima di mezzogiorno. Sul caso la procura ha aperto un’inchiesta. Il compagno di caccia di Tosti sarà indagato per omicidio Alla consolle Marco Tosti, 20 anni, morto ieri durante una battuta di caccia colposo. Sconvolto, è tornato a casa dai due figli e dalla moglie. Non riesce a capire come abbia potuto sbagliarsi in quel modo. Forse a confonderlo — è un’ipotesi di chi indaga — potrebbe essere stata la confusione del momento, con i cani che abbaiavano in direzione del cespuglio. I carabinieri della compagnia di Cittaducale l’hanno interrogato insieme con gli altri componenti della squadra. L’incidente — il secondo in pochi giorni nel Lazio, dopo la morte di un altro cacciatore di 56 anni che si è sparato per errore vicino Velletri — è avvenuto alle 9.30. Nel canalone c’erano circa 40 cacciatori divisi in tre squadre per una battuta annunciata da giorni e segnalata anche all’ente caccia provinciale.
La tragica fine di Marco ricorda quella del 30 settembre scorso nei boschi di Apricale, in provincia di Imperia, del diciannovenne Nathan Labolani, ferito a morte in circostanze analoghe. Il giovane però, secondo i carabinieri, stava cacciando senza avere il porto d’armi. Duro il commento dell’ente protezione animali: «La responsabilità politica e morale di questa nuova morte di caccia ricade su chi non ha raccolto l’appello alla chiusura della stagione venatoria», attacca Annamaria Procacci, responsabile fauna selvatica Enpa. Che aggiunge: «È inaccettabile che in Italia si continui a morire per i capricci delle doppiette alle quali viene ancora concesso di uccidere per divertimento. Il governo costringa i cacciatori ad appendere al chiodo i loro fucili». E Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, avverte: «L’attuale stagione venatoria rischia di superare per mortalità quella precedente, che ha fatto registrare 22 vittime e 68 feriti».
L’emergenza Brambilla: «L’attuale stagione rischia di superare per mortalità quella precedente»