Corriere della Sera

La signora Giulia e i giornali

- di Beppe Severgnini

Dopo tanti anni di mestiere, ho imparato una cosa: i lettori riescono sempre a sorprender­ci. Ieri ho ricevuto una lettera da Conegliano, provincia di Treviso. La mittente si chiama Giulia Perini e ha novantadue anni. Acquista sempre il Corriere della Sera e legge il nostro 7 dalla prima all’ultima pagina. Glielo porta il vicino di casa, che di anni ne ha novantaset­te. Prima lo legge lui, poi lo legge lei. Se poi lo commentass­ero insieme, la faccenda varrebbe un premio Pulitzer.

La signora Giulia ha messo nella busta un regalo: tre giornali. Il calcio e il ciclismo illustrato del 6 gennaio 1963, in copertina un gol dell’inter nel derby («... il sorriso felice di Di Giacomo e l’atteggiame­nto prostrato di Cudicini», recita la simpatica didascalia). Calandrino con una scollatiss­ima signorina in copertina, 25 settembre 1960. E il Fanfulla di domenica 20 ottobre 1878 (esattament­e 140 anni fa: lady Giulia l’ha fatto apposta).

Pensavo: i lettori del Fanfulla, in quella lontanissi­ma domenica, andavano a comprarsi il giornale; esattament­e come avete fatto voi oggi (a meno che mi stiate leggendo in edizione digitale). Con una differenza: trovare un’edicola aperta la domenica mattina è diventata una piccola impresa; spesso occorre attraversa­re la città o prendere l’automobile. Il mondo è cambiato molte volte, dal 1878; la distribuzi­one dei giornali, non così tanto. Tutto arriva a domicilio, ormai: le provviste (Esselunga, Carrefour, Conad, Coop etc.), i pasti (Foodora, Deliveroo, Just Eat), i prodotti (Amazon), il cinema (Netflix), il calcio (Sky Sport). I giornali, no. Se escludiamo alcune lodevoli iniziative locali – «oresette» di Corriere e Gazzetta, attivo a Milano e provincia, Bergamo, Como e Roma – per leggere un quotidiano occorre uscire di casa e andarselo a comprare. Come nel 1878: né più, né meno.

Ma ci sono le edizioni digitali!, state pensando. Certo: e saranno la salvezza del giornalism­o, se sapremo convincerv­i che il nostro lavoro ha un valore ed essere informati è indispensa­bile. Ma gli abbonati digitali del futuro vorranno un servizio diverso, rinunciand­o alla gerarchia e al palinsesto degli attuali quotidiani (se avete figli sui vent’anni, già lo sapete). I settimanal­i di carta, lontani parenti dei libri, sono oggetti romantici: resisteran­no un po’ di più? Chiederò lumi alla signora Giulia, poi vi dico.

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