«Il mio incontro a pranzo con Alcide De Gasperi»
In riferimento alla sua risposta, caro Aldo, alla lettera dal titolo «De Gasperi e il tirannosauro. Un popolo senza storia», pubblicata sul Corriere della Sera di ieri, e riguardo alle centinaia di liceali che non sanno chi sia stato De Gasperi, posso portare la testimonianza di un mio incontro occasionale con lui, il fondatore della democrazia italiana.
Correva il 1949 (avevo 14 anni) quando con mio padre, Alberto Briganti, generale di Squadra aerea (classe 1896), e il comandante Carlo Civallero, vecchio compagno d’armi sin dall’accademia di Livorno e poi nella prima guerra mondiale (dopo la seconda guerra lasciò la Marina e divenne capo della Cines, una casa di produzione cinematografica), andammo a Castelgandolfo presso la Sede Pontificia, dove l’amico Emilio Bonomelli (bresciano) era l’amministratore dei beni lasciati al Vaticano nel 1929 dopo i Patti Lateranensi. In quei pomeriggi domenicali spesso giocavamo a bocce.
In una di quelle occasioni arrivò anche Alcide De Gasperi e rimanemmo tutti a pranzo. De Gasperi mi invitò a sedermi accanto a lui. Io ero intimidito per l’importanza del personaggio, che però mi mise a mio agio rivolgendomi la parola per sapere dei miei studi, sport ecc. Mi è rimasto uno straordinario ricordo per l’amabilità e la simpatia che mi aveva dimostrato.