Tutti gli errori dei giganti del web
Il paradosso delle banche, la signora dei parchi Disney e l’ad di Borsa italiana: il Paese va, non fermatelo. Su L’economia domani gratis con il quotidiano
Anche i giganti inciampano. Ovvero non basta una cassaforte piena di miliardi di dollari da investire in ricerca e marketing, né il quasi dominio di un mercato per creare un prodotto vincente. Lo dimostra l’ultimo fallimento incassato da Alphabet, che ha appena annunciato la chiusura di Google+, il social network lanciato nel 2011 per far concorrenza a Facebook.
Non c’è mai riuscito, nonostante lo strapotere del motore di ricerca, e la parola fine l’ha dettata un nuovo scandalo per la violazione della privacy di 500 mila suoi utenti.
Di questa storia che molto insegna e dei numerosi altri flop che hanno colpito i big della Silicon Valley negli anni della digital espansione parla L’economia del Corriere, in edicola domani gratis con il quotidiano. Perché anche Facebook, Amazon, Microsoft e la stessa Apple nel corso degli anni hanno dovuto prendere atto che alcune delle loro innovazioni si sono rivelate un flop. Oltre a Google+, un altro flop della società di Mountain View sono stati gli occhiali intelligenti Glass. Presentati come una innovazione rivoluzionaria nel 2012, sono stati ritirati nel 2015: troppo cari (1.500 dollari) e banditi dai locali pubblici preoccupati per Corriere.it
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la privacy dei clienti, che potevano essere filmati a loro insaputa.
Tre altri fallimenti clamorosi sono stati il frutto del tentativo di entrare nell’affollatissimo mercato degli smartphone: il Facebook phone nel 2013, il Fire phone di Amazon nel 2014 e Windows phone nel 2010. I primi due sono spariti nel giro di pochi mesi; il sistema operativo di Microsoft
funziona ancora, ma su meno dell’1% degli smartphone. Mentre per parlare di veri e clamorosi fallimenti di Apple bisogna tornare indietro di decenni: al 1983 con il pc Lisa, un’idea firmata dallo stesso Steve Jobs, e all’85 — negli anni in cui Jobs aveva lasciato l’azienda — con il «palmare» Newton. Più recentemente, anche se non si può catalogare come un vero e
proprio flop, l’iphone 5c (2013-2015), di plastica e cheap, ha deluso le aspettative anche del ceo Tim Cook, oltre che dei fans della Mela.
L’economia affronta anche i temi legati alla manovra e alla tempesta dei mercati finanziari, che hanno acceso un faro (non benevolo) sull’italia. Ferruccio de Bortoli affronta il paradosso autunnale delle banche: affondate in Borsa, rischiano nuove fragilità legate alle quotazioni dei Btp che hanno a bilancio. I partiti oggi al governo non fanno che additarle come causa di tutti i mali, ma nessun sistema può vivere senza credito, al netto degli atteggiamenti criticabili dei banchieri dopo la crisi.
Intanto il risparmio rischia grosso, come ci ricorda Nicola Rossi, e la libertà economica deve affrontare le nostalgie del tempo in cui c’erano le partecipazioni statali. I dubbi di Sabino Cassese e l’analisi di quello che potrebbero investire davvero i 13 big pubblici chiamati a raccolta da Giuseppe Conte qualche giorno fa. Di tempi complessi parla anche il governatore della Banca d’italia, Ignazio Visco, volto della copertina, in un brano tratto dal suo nuovo libro appena pubblicato.
Tra i personaggi l’immobiliarista del turismo Rocco Forte, Catherine Powell, che gestisce i Parchi tematici Disney in tutto il mondo, e Raffaele Jerusalmi, l’uomo che guida Borsa italiana. Infine: il mattone come antidoto all’incertezza. Il giro d’italia dei 60 quartieri nelle sei città principali dove i prezzi sono in aumento rispetto a un anno fa.