Corriere della Sera

Il futuro è vostro

Vince la Serbia, l’italia si ferma all’argento Il gruppo è giovane, Egonu una stella Il c.t. Mazzanti: «Straordina­rie» Mattarella chiama per congratula­rsi

- Eleonora Cozzari

Quelle che vincono l’argento, sul podio, le riconosci dalla faccia. Sono le uniche che non ridono. Alcune piangono proprio. Miriam Sylla non trattiene le lacrime neanche quando le consegnano il premio come miglior schiacciat­rice. Questa leonessa è la faccia di tutte le donne d’italia. Che sono belle all’infinito, anche quando perdono, quando cadono, quando si accorgono che certe partite si giocano una sola volta nella vita.

La Nazionale femminile di pallavolo cede la finale del Mondiale, la Serbia vince 3-2 una sfida che si decide solo agli ultimi punti dell’ultimo set. L’argento è una medaglia sublime, sia chiaro. Ma se la palla che doveva finire sul pavimento avversario cade nel tuo. Se quella palla valeva il 13 pari al tie-break e invece segna il 14-12 per gli altri, capisci che fa malissimo. Ma non si giudica un giocatore da un calcio di rigore neanche nella pallavolo. E la schiacciat­a che Sylla non chiude, non è certo il motivo della sconfitta. La Serbia è campione d’europa e vice campione olimpica perché ha una qualità sublime. E oggi, sul tetto del mondo, con Boskovic incoronata miglior giocatrice, si proclama regina indiscussa. Poco da fare. «Ce la siamo giocata — dice Miriam con la voce rotta — perché se no sarebbe finita 3-0. Ce l’abbiamo messa tutta, ma forse loro sono state più ciniche nei momenti chiave. Io c’ho provato con tutta me stessa».

Il Mondiale è della Serbia, la gloria è azzurra. L’italia si prende 4 premi individual­i e oltre a quello di Sylla c’è Malinov (miglior palleggiat­rice), Egonu (miglior opposto) e De Gennaro (miglior libero). Con la Serbia non riesce a dare seguito ad un primo set formidabil­e, ma il futuro è nelle mani di queste ragazze. Si parte da qui. Da un allenatore che ha riportato l’italia in finale Mondiale dopo sedici anni e sul podio dopo sette. Davide Mazzanti (c.t. giovane di una squa-

dra di giovanissi­me, la media è di 23 anni) è l’uomo che ha dato la svolta a questo gruppo. Plasmandol­o, responsabi­lizzandolo e lasciandog­li libertà di espression­e. I suoi meriti sono evidenti. «Se siamo arrivati fino a qui — dice — è perché questa partita l’abbiamo sognata e se le ragazze sono deluse è perché nessuna, in quell’immagine, arrivava seconda. C’è stato dietro un percorso fantastico che al di là della medaglia, del colore, dobbiamo tenerci stretto per come l’abbiamo ottenuto. Quando ho firmato il contratto mi ero detto che con tutti i cambiament­i che avevo in testa, i primi due anni dovevano servire a fare esperienza, pensare che in questi è arrivato un argento Mondiale oggi e un argento al Gran Prix l’estate scorsa, è straordina­rio. Grazie a queste ragazze, il merito è loro».

E poi c’è lei: Paola Egonu. Quella giocatrice che quando devi definirla fenomeno ti mangi le mani per averlo appioppato ad altri prima. Paola non ha eguali. L’oro al collo se lo mette la Boskovic, d’accordo. Ma lei, 19 anni e un talento mai visto in maglia azzurra, ha un solo paragone possibile: Taismary Aguero. Ma Tai prima dell’azzurro ha vestito una vita (e tante medaglie) con Cuba. Paola è italiana dalla nascita e questo argento è merito — non solo ma anche — del suo unico, immenso talento. Standing ovation. Se arriverà la prima medaglia olimpica della pallavolo femminile, a Tokyo 2020, lei sarà in campo. «A mente fredda — conclude la centrale Anna Danesi — sono sicura che questa medaglia la vedrò d’argento solo esternamen­te, perché al suo interno in realtà è tutta d’oro». E il presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiama il Giappone per far sapere che vuole stringere la mano alle 14 ragazze d’argento. Più gloria di così.

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(Afp) Schiacciat­e Paola Egonu prova a fermare la serba Brankica Mihajlovic: anche ieri l’azzurra ha messo a segno ben 33 punti
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