Dal Giappone al Giappone pronte nel 2020
Ci sono sconfitte che possono rappresentare passi in avanti e alimentare sogni. Quella delle ragazze del volley nella finale del Mondiale giapponese entra a pieno diritto in questo filone: la medaglia d’argento è il passaggio fondamentale di un «work in progress» che ha come obiettivo i Giochi di Tokyo. Dal Giappone al Giappone: l’azzurra multietnica formata dalle ragazze terribili di Davide Mazzanti annota il 2020 sulla sua agenda e si prende un paio di anni di tempo per limare quelle imperfezioni, frutto della discontinuità che nasce dall’inesperienza, che le hanno impedito, contro la Serbia, di coronare al meglio giorni indimenticabili. Sempre respinta dai Giochi (mai è andata oltre i quarti di finale), anche quando aveva a disposizione le grandi giocatrici del precedente ciclo, l’italia rosa sembra adesso nelle condizioni di cancellare un tabù che la accomuna alla selezione maschile. E potrebbe essere, se gli uomini non troveranno la pietra filosofale per rivitalizzare una squadra apparsa in calando rispetto a Rio 2016, che saranno le ragazze le prime a scalare il muro di Olimpia. I margini che Mazzanti, c.t. moderno, originale e a sua volta «laureato» da questa missione, può esplorare all’interno del suo magnifico gruppo sono enormi: basti solo a pensare a Egonu e Sylla (ma non solo a loro, sia chiaro), volto-icona di una Nazionale potenzialmente «no limits». Con l’argento di Yokohama si chiude per il volley il mese dei due Mondiali, nel quale lo sport dei muri e delle schiacciate, ha «bucato» il cuore degli italiani. Il rammarico per il mancato podio dei maschi rimane e deve essere lo spunto per una profonda riflessione. Ma oggi la nostra pallavolo deve guardare a se stessa. E pensare che la passione che ha scatenato equivale a una medaglia d’oro.