La missione Ferrari per il 2019
Penalità e occasioni sprecate, il peso degli errori di Vettel sul Mondiale
Dopo Valtteri Bottas è stato Sebastian Vettel il miglior alleato di Lewis Hamilton nella corsa al quinto titolo. Da «nemico numero uno» a involontario uomo assist, il tedesco ne ha combinate di tutti i colori mentre il rivale potrebbe stappare lo champagne già oggi.
Si può discutere all’infinito sull’eccessiva severità della sanzione di Austin (-3 posizioni in griglia per non aver rallentato a sufficienza in regime di bandiere rosse durante le prove sull’asfalto bagnato), lo hanno difeso in tanti incluso il suo ex capo alla Red Bull, Christian Horner. I commissari però hanno semplicemente applicato alla lettera il regolamento, com’era successo due settimane fa a Suzuka. Lì Esteban Ocon per aver trasgredito si era beccato una sanzione identica. Il francese della Force India corre con il morale sotto i tacchi, sapendo di non aver un sedile per il 2019 pur meritandolo. Vettel non ha di questi problemi — ha un ricco contratto con la Ferrari fino al 2020 — ma è lo stesso giù di corda.
Disattenzioni come quelle di venerdì evidenziano un pilota non in pace con se stesso, falloso e poco concentrato. Tre penalità rimediate nell’arco di un campionato (in Austria aveva ostacolato Sainz, in Francia era finito addosso a Bottas allo start) sono troppe per un quattro volte campione del mondo. E sono un’enormità se lotti contro un rivale praticamente infallibile quale è Hamilton. Se si aggiungono tremendi pasticci come il testacoda di Hockenheim mentre era in testa o l’attacco mal calibrato su Max Verstappen in Giappone, il bilancio segna Quarto anno
Per Sebastian Vettel, 31 anni, è la quarta stagione con la Ferrari: ha un contratto fino al 2020 (Reuters)
rosso profondo anche davanti a cinque bellissime vittorie. A Vettel sono mancate lucidità e cattiveria, soprattutto quando aveva la miglior Ferrari a disposizione. L’errore in Germania sull’umido gli ha tolto fiducia e dopo è tornato al successo una sola volta a Spa. Il canto del cigno.
In mezzo ci sono tante cose: il patatrac di Monza e il senso di smarrimento per aver perso il compagno di sempre, Kimi Raikkonen (sostituito da Charles Leclerc), dopo essersi speso in pubblico per la sua riconferma. L’umore cala assieme ai risultati, il sorriso si perde nella notte di Singapore e si spegne definitivamente in Giappone dopo altri gravi svarioni, suoi e del muretto.
Per programmare il domani a Maranello è indispensabile ricostruire il suo stato d’animo, proteggerlo dai processi, interni ed esterni, accettandone i limiti. Sebastian non è un leader come lo era Michael Schumacher, ma non è nemmeno, come sostengono i detrattori, il pilota dei quattro titoli «teleguidati» da una Red Bull stellare. Maurizio Arrivabene in questi giorni difficili ha usato toni dolci e lo ha messo al centro del futuro attacco ferrarista dicendo che Leclerc deve fare esperienza. Ma la rotta la può ritrovare solo Seb.