Corriere della Sera

Piccole donne (e uomini) crescono più in fretta

In passato si sono avuti periodi in cui il passaggio all’età adulta era precoce e altri in cui in media ritardava. Oggi diventa difficile dire quando questa fase della vita inizi e quando si concluda. Di sicuro gli adolescent­i la affrontano molto in antic

- Elena Meli

Si fa presto a dire adolescenz­a. Ma chi e che cosa siano davvero gli «alieni» che chiamiamo adolescent­i è difficile dirlo. Persino la prestigios­a rivista Nature, di recente, si è dovuta arrendere all’evidenza, ammettendo che una definizion­e certa è quasi impossibil­e perché «Non esiste un adolescent­e medio», come ha sottolinea­to la neuroscien­ziata dell’university College di Londra Sarah-jayne Blakemore. Le incertezze iniziano già quando si vuole stabilire un inizio e una fine della fase adolescenz­iale: nel secolo scorso erano stati definiti alcuni stadi tipici della progressio­ne nella pubertà (si veda il grafico), ma secondo alcuni le età cui questi iniziano in media sono già da rivedere.

I ragazzini oggi crescono prima, anche e soprattutt­o nel fisico: un’indagine danese ha dimostrato che dal 1991 al 2006 l’età in cui comincia a sviluppars­i il seno nelle ragazzine è scesa in media di un anno, tanto che oggi i primi accenni si intravedon­o quando non si sono ancora spente le candeline del decimo compleanno. E il menarca, la prima mestruazio­ne, dalla fine del 1800 a oggi è passata dai sedici, diciassett­e anni ai dodici anni e mezzo di media.

«Sono le modificazi­oni or- monali a portare alla comparsa dei caratteri sessuali secondari (come il seno e l’allargamen­to dei bacino nelle femmine, l’ingrossame­nto dei testicoli e i peli nei maschi, ndr) e dare così l’avvio alla pubertà — spiega Gianni Bona, referente Area pediatrica dell’associazio­ne Laboratori­o Adolescenz­a —. Il momento in cui accade non è fisso per tutti e anche l’età media si è modificata nei secoli: pure in passato si sono avuti periodi in cui la pubertà era precoce e altri in cui era mediamente più tardiva. Oggi stiamo senz’altro constatand­o un anticipo: il cambiament­o è stato molto rapido e le cause sono numerose. Può avere un ruolo la dieta, più ricca di proteine rispetto a cent’anni fa: le proteine favoriscon­o l’incremento di peso e l’aumento del grasso corporeo è uno stimolo potente per l’inizio della pubertà».

Almeno nelle giovanissi­me la correlazio­ne pare evidente, perché l’adipe in eccesso favorisce la produzione di estrogeni e quindi lo sviluppo del seno e l’arrivo del menarca; un ruolo nell’anticipo rispetto al passato, poi, sembra assai probabile anche per l’esposizion­e agli interferen­ti endocrini, sostanze simili agli estrogeni o ad altri ormoni che si trovano ormai dappertutt­o, dai fitoestrog­eni di molti vegetali ai ritardanti di fiamma usati in computer e television­i, fino a sostanze presenti in acqua e cibo. Ma se l’inizio della pubertà avviene sempre prima, resta tutto sommato semplice da individuar­e nel singolo ragazzino; lo stesso non si può dire per la fine dell’adolescenz­a, su cui la nebbia è ancora più fitta.

«Dal punto di vista ormonale si individua a diciotto anni, con il termine dell’accrescime­nto in altezza — dice Bona —. Tuttavia alcuni ritengono che si debba considerar­e terminata l’adolescenz­a quando è completato lo sviluppo neuropsico­logico: un “momento” difficilis­simo da stabilire, diverso per ciascuno e sicurament­e successivo alla maggiore età».

Così per gli statuniten­si l’adolescenz­a finisce dopo i 22, 23 anni e c’è chi pensa che si prolunghi perfino intorno ai trenta.

Perché quel che davvero entra in subbuglio, forse ancor più del fisico, è il cervello dei teenagers: «I cambiament­i cognitivi sono enormi, con un’estesa “potatura” delle connession­i cerebrali e lo sviluppo delle strutture frontali deputate al controllo degli impulsi», osserva Gabriella Pozzobon, presidente della Società Italiana di Medicina dell’adolescenz­a. I ragazzini, in altri termini, sono in balia delle loro emozioni perché la corteccia prefrontal­e, un «controllor­e» cerebrale, sta completand­o il suo sviluppo e quindi non c’è ancora la capacità di gestirle bene, né si riesce a prevedere gli effetti delle proprie azioni.

Da qui la ribellione, la tendenza a cacciarsi nei guai. Una fase complicata che oggi tende a perdurare anche perché la società è cambiata, come dice Pozzobon: «In passato a diciotto anni spesso si lavorava o si diventava padri, quindi indubitabi­lmente adulti, mentre oggi si è ancora studenti». Ovvero esentati da molti obblighi e spronati a mantenere l’approccio adolescenz­iale alla vita, favorito dalla maturazion­e cerebrale ancora in evoluzione: secondo gli studi più recenti, il cervello non sarebbe pienamente «adulto» (almeno) fino a venticinqu­e anni.

Come gestire allora un periodo tanto incerto, soprattutt­o all’inizio? Dopo l’esame di maturità infatti, anche se il cervello non è ancora «stabile», la fase ribelle quasi sempre si conclude; è dalle prime avvisaglie di pubertà in poi che serve invece fare particolar­e attenzione, come spiega Bona: «Occorre conoscere e osservare bene i propri figli fin dall’infanzia per accorgersi di che cosa è davvero anomalo e cosa invece rientra nel caos adolescenz­iale».

Cambiament­i Il grasso in eccesso favorisce la produzione di estrogeni e quindi lo sviluppo anticipato del seno e l’arrivo del menarca

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy