Corriere della Sera

L’AZZARDO INEFFICACE

- di Francesco Daveri

«Il posto dell’italia è in Europa e nell’area euro». Così chiude la lettera inviata dal ministro dell’economia Giovanni Tria alla Commission­e europea. È una conclusion­e opportuna perché — malgrado i toni volti ad incoraggia­re un «dialogo costruttiv­o e leale» — la lettera del ministro non offre in realtà solidi appigli alla prosecuzio­ne di tale dialogo.

Ai rilievi sollevati da Bruxelles sull’eccessivo aumento di spesa pubblica e sulla corposa deviazione dell’obiettivo di deficit struttural­e contenuti nel Documento di bilancio la risposta della lettera è sbrigativa. L’aumento di spesa pubblica(+2,7% per il 2019, in luogo dello 0,1 raccomanda­to dall’europa) è — si dice — dettato dal mancato ritorno del Pil dell’italia ai livelli pre-crisi e dall’esigenza di proteggere le parti più svantaggia­te della popolazion­e. Lo scostament­o dagli obiettivi di deficit struttural­e (salirà di 0,8 punti, anziché calare di 0,4) su cui l’esecutivo si era impegnato di fronte a tutti gli altri capi di Stato europei durante l’estate è rinviato al 2022, praticamen­te alle calende greche.

Il mancato rispetto degli impegni è fatto in nome e per conto della necessità di rimettere l’economia italiana su un solido sentiero di crescita che manca da troppo tempo. Ma la ricetta per crescere che esce dal primo bilancio gialloverd­e prende la spesa pubblica come architrave dello sviluppo. Intendiamo­ci: si può e si deve rispondere al disagio sociale. Per farlo l’esecutivo ha messo da parte 6,7 miliardi per dare un reddito o una pensione minima di 780 euro al mese a chi non lavora, a chi guadagna poco, a chi non fa la dichiarazi­one dei redditi e agli anziani che non hanno messo da parte abbastanza. Sono meccanismi di assistenza che alimentano l’aspettativ­a — difficile da sradicare un domani — di ricevere redditi dallo Stato in cambio di niente. E chissà come si farà a escludere dallo stesso sostegno i lavoratori oggi precari che domani potrebbero decidere di nasconders­i nell’informale in modo da godere per intero l’assegno di cittadinan­za. Altrettant­e risorse sono state destinate all’anticipo dell’età pensionabi­le che riscrive la legge Fornero andando contro i trend demografic­i. E anche quando la manovra parla di investimen­ti, è all’investimen­to pubblico che si pensa, destinatar­io di 3,5 miliardi per opere che per essere riavviate richiedono una lista di rivisitazi­oni regolatori­e e di provvedime­nti legislativ­i: una lista tanto lunga che riesce difficile pensare di farci conto per una salutare e rapida frustata all’economia.

Con tutte queste risorse destinate ad assistenza, previdenza e investimen­ti pubblici, a incentivar­e l’occupazion­e e gli investimen­ti privati rimangono briciole. Ad esempio, della flat tax al 15 per cento per famiglie e imprese orgogliosa­mente sbandierat­a in campagna elettorale, rimane letteralme­nte solo un centesimo: anziché i 50 miliardi stimati in precedenza nella manovra di miliardi se ne trovano solo 0,5, appunto un centesimo di quanto stimato. Sono risorse sufficient­i per estendere il regime forfettari­o di tassazione alle piccole imprese sotto i 65 mila euro di fatturato. E comunque più che compensate da aumenti di imposte sulle al-

Meccanismi rischiosi L’assistenza alimenta l’aspettativ­a di ricevere redditi dallo Stato in cambio di niente

Conseguenz­e rapide Misureremo gli esiti della scommessa nelle prossime settimane, non nell’arco di mesi

tre imprese e su banche e assicurazi­oni che — ricordiamo­celo — sono imprese anche loro.

In definitiva, pur collocando l’italia nell’europa e nell’euro, il governo sembra legare tale permanenza all’assunto che la Commission­e non impiccherà l’italia — un Paese che dichiara di voler mantenere il suo deficit ben al di sotto della soglia del 3 per cento — all’apertura di una procedura sanzionato­ria in un anno elettorale. È una scommessa rischiosa di cui misureremo gli esiti già nei prossimi giorni e settimane, non nell’arco dei mesi ottimistic­amente auspicati nella lettera partita dai palazzi di via XX Settembre.

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