Addio a Gilberto Benetton La famiglia, il ponte, i dolori
Con i fratelli Luciano, Giuliana e Carlo aveva fondato un impero economico. Gilberto Benetton è morto a 77 anni. Era malato da tempo. Nel luglio scorso la scomparsa del fratello Carlo. Un anno segnato anche dalla tragedia del ponte di Genova.
«Ho sentito Gilberto Benetton al telefono poche settimane fa, per commentare la sua intervista sul Corriere», sostiene Mario Carraro, 89 anni fra qualche giorno («sono Scorpione, ma non dico mai la data, per non ricevere una valanga d’auguri»), imprenditore e a lungo presidente dell’impresa omonima di trattori e macchine agricole fondata dal padre a Campodarsego, in provincia di Padova. «Ero amico di Gilberto e di suo fratello Luciano. Sono stato spesso da loro. Ma era da un po’ di tempo che non ci vedevamo o parlavamo», racconta Carraro. «L’ho sentito bene, lucido e tranquillo, abbiamo fatto una bella chiacchierata. E ci siamo lasciati con la promessa di incontrarci presto. Mi ha invitato a Treviso». Non c’è stato il tempo. «Qualche giorno dopo la nostra telefonata, mi sono mosso per vederlo. Però mi hanno detto che stava
Il ricordo «Presente e generoso a Treviso»
molto male. Una ventina di giorni fa ho saputo da persone a lui vicine che era dimagrito moltissimo, rapidamente». Ricorda: «Luciano andava in giro per il mondo, era la faccia dell’azienda. Gilberto invece preferiva non apparire, ma è lui che ha costruito e reso grande Edizione (la holding familiare che controlla tutte le partecipazioni, ndr), scegliendo validi collaboratori, come Mion». E, però, «più che un esempio per il Nordest, lo è stato per l’italia. In Veneto sia lui che Luciano hanno sempre avuto un basso profilo, un atteggiamento schivo. Presenti e generosi a Treviso, assenti nel resto del Veneto. Anche in Confindustria, di cui facevano parte senza mai aver voluto assumere incarichi o partecipare attivamente», racconta Carraro, che ha guidato l’associazione degli industriali veneti dal ‘94 al ‘96. «La tragedia del ponte Morandi di Genova è stato un duro colpo. Ma le accuse di avidità contro i Benetton sono ingiuste. Era una bella famiglia, discreta e unita, anche grazie alla saggia Giuliana. E ormai Gilberto faceva soprattutto l’azionista, la responsabilità semmai è degli amministratori».