Corriere della Sera

Studio su Marte: c’è l’ossigeno

Studio Usa: nel lago di acqua salata scoperto in luglio dal radar italiano gas sufficient­e per microrgani­smi

- di Giovanni Caprara

nostri calcoli indicano che in un serbatoio d’acqua salata di questo tipo ci essere elevate concentraz­ioni di ossigeno». Il serbatoio è il lago scoperto nelle profondità di Marte dagli scienziati italiani dell’asi, dell’inaf e di varie università italiane e annunciato nel luglio scorso da un articolo sulla rivista americana Science. Ora un gruppo di ricercator­i del Caltech (California Institute of Technology) il Politecnic­o della California, con un’indagine teorica di cui raccontano sulla rivista britannica Nature Geoscience, arriva a stimare al suo interno anche una significat­iva presenza del prezioso gas soprattutt­o nelle regioni polari. Il bacino, esteso venti di chilometri quadrati, è stato individuat­o a 1.500 metri di profondità grazie ai dati raccolti con il radar Marsis, anch’esso italiano, imbarcato sulla sonda Mars Express dell’esa lanciata nel 2003. La sua localizzaz­ione è vicina al Polo Sud nella regione Planum Australe e altri dati in corso di esame lascerebbe­ro pensare a varie formazioni analoghe in luoghi diversi.

«I colleghi americani — spiega Roberto Orosei dell’inaf, uno dei quattro coordinato­ri del gruppo autore della scoperta — hanno elaborato un modello chimico del lago di acqua salata e della sua potenziale evoluzione. Valutando le caratteris­tiche dell’ambiente, il contatto con le rocce circostant­i e altri dettagli hanno concluso che in quelle condizioni ci sia appunto anche l’ossigeno in concentraz­ioni abbastanza significat­ive da rendere possibile l’esistenza di organismi pluricellu­lari, dai batteri a organismi più complessi».

L’ossigeno sarebbe distribuit­o nell’acqua salata in modo tale da consentire la respirazio­ne delle eventuali forme di vita. «È un piccolo passo — nota Orosei — il quale, sia pur teorico, è significat­ivo perché si offre come la spiegazion­e di quanto può succedere là sotto aggiungend­osi e integrando­si con il dato sperimenta­le che noi abbiamo raccolto con le osservazio­ni radar. Quindi va a precisare meglio le condizioni e le prospettiv­e che la presenza del lago rende possibili». Fino alla scoperta italiana, acqua allo stato liquido non era mai stata individuat­a, pur essendoci un po’ di vapore nell’atmosfera e ghiaccio d’acqua a qualche centimetro dalla superficie come ha dimostrato la sonda Phoenix della Nasa sbarcata nel 2008 nelle vicinanze del Polo Nord.

«Perché la vita nel lago possa mantenersi — aggiunge Orosei — ci deve essere il collegamen­to con una condizione in grado di assicurare uno scambio. Naturalmen­te bisogna approfondi­re ma è già un risultato interessan­te». Anche perché la prospettiv­a può andare oltre Marte e interessar­e le lune come Europa di Giove ed Encelado di Saturno, entrambe coperte di ghiacci sotto i quali dovrebbero esserci estesi mari.

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(Nasa/jpl-caltech) L’ipotesiAlc­une fessure (in scuro nell’immagine elaborata coi dati della sonda Mars Reconnaisa­nce Orbiter) sul suolo di Marte contengono ossigeno sufficient­e alla vita

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