L’impero oltre le T-shirt
Da Autostrade ad Autogrill, all’espansione all’estero. La difficile successione
L’unico dei fratelli Benetton presente nel consiglio del gruppo Autostrade è stato anche il volto della famiglia nella tragedia del ponte Morandi. Della creazione di un impero con interessi diversificati dalla finanza alle infrastrutture, andato nel tempo ben oltre le Tshirt e i maglioni colorati, Gilberto Benetton è stato promotore e regista, lontano dalla grande notorietà, almeno fino alla pagina nera di Genova. Venti giorni dopo il crollo del viadotto aveva assicurato il massimo impegno sulla ricerca delle responsabilità in un’intervista al «Corriere della Sera», l’unica rilasciata nonostante le richieste pervenute dai media di tutto il mondo.
Come tanti imprenditori della sua terra, il Veneto, Gilberto Benetton ha condotto un’esistenza defilata dedicata al (tanto) lavoro e alla famiglia: le figlie Barbara e Sabrina, la moglie Lalla, la compagna della vita, che gli sono state vicino fino all’ultimo nella casa di Treviso dove è morto ieri a 77 anni. La riservatezza è stata sempre la sua cifra e in quella conversazione del 6 settembre scorso con il vicedirettore Daniele Manca aveva cercato di spiegarne il senso: «Il silenzio dalle nostre parti è segno di rispetto». Parole che non sono bastate a fermare le polemiche sulla famiglia fredda e senza cuore.
Nell’ambito del progetto di lasciare sempre più spazio ai manager, Gilberto Benetton aveva affidato la presidenza di Edizione, la finanziaria di famiglia, a Fabio Cerchiai nominato anche presidente di Atlantia-autostrade, della quale è amministratore delegato Castellucci. Della «sua riservatezza» hanno parlato anche i due manager in un comunicato diffuso in serata ricordandone anche «la passione, le straordinarie qualità, la capacità di visione» con le quali ha saputo «indicare la via per aprire nuovi percorsi di sviluppo».
La conferma del ticket al vertice della stessa Autostrade, controllata con il 30% delle azioni attraverso la holding quotata in Borsa Atlantia, era stata anch’essa motivo di attacchi e critiche. Nell’intervista, però, il rappresentante della famiglia azionista aveva confermato «la massima stima e fiducia» nei manager che hanno permesso alla società di diventare «un player mondiale, rispettato in Italia e all’estero, in una pluralità di settori oltre a quello autostradale, dando lavoro a migliaia di persone e divenendo un riferimento a livello internazionale».
«L’uomo della finanza» di Ponzano Veneto, mancato pochi mesi dopo il fratello minore Carlo morto il 10 luglio scorso, ha gestito molte grandi partite italiane, come Gs e Telecom. A lui, tra i molti incarichi consigliere di amministrazione di Mediobanca, si devono operazioni di rilevanza internazionale, dallo sviluppo della rete Autogrill ormai estesa anche negli Stati Uniti, dove la società di servizi autostradali realizza il 50% del fatturato, agli aeroporti, con l’acquisizione della maggioranza degli scali della Costa Azzurra, dopo gli Aeroporti di Roma, alla conquista della spagnola Abertis per la creazione con Autostrade del primo gruppo europeo del settore per dimensioni.
Le Autostrade che i Benetton hanno privatizzato sono state secondo molti un regalo dei governi di centrosinistra. «C’è stato il momento storico delle privatizzazioni che negli anni 90 lo Stato decise di fare, a causa del grande debito pubblico, per poter entrare nell’euro — era la ricostruzione di Gilberto —. In quel momento Autostrade fu messa sul mercato con un’asta pubblica, sottolineo pubblica, a cui chiunque poteva partecipare e infatti il gigante delle infrastrutture australiano Macquarie era fortemente interessata a rilevarla». In pochi ricordano — aveva poi sostenuto — la difficoltà di creare una cordata di imprenditori a guida italiana che volessero rilevare le Autostrade. «L’asta richiedeva di rilevare il 30%, noi di Edizione volevamo il 4% e finimmo per prenderne il 18 — argomentava — perché oltre ai soci che condivisero con noi quel progetto — Fondazione Crt, Generali, Unicredit, Abertis e Brisa — non si fece vivo nessun altro. Nessuno. Dopo aver dimostrato con Autogrill (privatizzata nel 1995) che Edizione era in grado, come azionista, di saper sviluppare anche business lontani da quello delle nostre origini, ci si è cimentati con questa sfida offrendo una cifra che allora fu giudicata spropositata, l’intera società con la nostra offerta veniva infatti valutata 8,4 miliardi di euro di allora, un “regalo” piuttosto caro direi, e questo oggi nessuno lo vuole ricordare».
Con Edizione, ricordava, «c’era la convinzione di poter affrontare una fase nuova che implicava anche una grande responsabilità verso il Paese, l’azienda, i suoi dipendenti, e tutti quegli investitori che parteciparono e mostrarono fiducia in quel progetto. E in cui credono ancora oggi poiché gli investitori e i risparmiatori rappresentano il 70 per cento della proprietà di Atlantia».
Gilberto aveva smentito le voci di un’uscita dal settore delle infrastrutture (settore che comprende tra le altre cose anche Cellnex società delle torri per le telecomunicazioni) ricordando piuttosto il ruolo degli «azionisti di lungo termine» e del capitale paziente del quale ha bisogno la crescita delle imprese e del Paese.
Con l’uscita di scena di Gilberto sul destino del gruppo di Ponzano Veneto grava più di un’incognita. La famiglia, che resta guidata dal fratello maggiore Luciano (83 anni), tornato da poco in fabbrica per il rilancio dell’abbigliamento, e dalla sorella Giuliana (81), da poco vedova. Dalle fila di figli e nipoti, una grande tribù, nessuno ha fatto finora un deciso passo in avanti verso la «ditta», casomai c’è stato il passo indietro di Alessandro, primogenito di Luciano.
Il ruolo di Gilberto, si ipotizza in queste ore, potrebbe essere assunto dal genero Ermanno Boffa (52 anni), marito di Sabrina . Potrebbe toccare a lui.
Se ne va un grande trevigiano, esponente di una famiglia di imprenditori che è diventata il simbolo stesso dell’imprenditoria «made in Veneto» Luca Zaia Presidente della Regione Veneto
Edizione è una holding con un’anima industriale che conta oltre 100 mila addetti
Da Autostrade completa assunzione delle responsabilità, una volta accertate
Gilberto, insieme a Carlo, apparteneva a quella classe imprenditoriale che ha fatto grande il Veneto e l’italia nel mondo Matteo Zoppas Presidente di Confindustria Veneto