L’italia: trattiamo E Conte chiama Juncker e Merkel
La risposta alla Ue: ma la manovra non cambia
La manovra non cambia. Ma l’italia è disposta a trattare con l’europa. Questa la risposta alla lettera di Bruxelles. E Conte incontrerà Merkel e Juncker.
ROMA Giocare d’anticipo per smarcarsi dai toni freddi e formali di una lettera — quella inviata dal governo in risposta ai rilievi dell’unione Europea sulla manovra — e tessere le fila del dialogo. Giuseppe Conte continua a perseguire la strada della diplomazia europea e lo fa con una mossa a sorpresa.
Il presidente del Consiglio domenica ha telefonato personalmente alla cancelliera tedesca Angela Merkel e al presidente della Commissione Ue Jean-claude Juncker. Un gesto che segue la strategia di un abbassamento dei toni, dopo le polemiche delle scorse settimane che hanno coinvolto in prima linea i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio (che già sabato dopo il vertice sul decreto fiscale hanno utilizzato toni meno battaglieri nei confronti dell’europa).
Spiegare i motivi di una risposta ferma, argomentare alcune scelte (come quella di mantenere il rapporto deficit-pil al 2,4%) e la convinzione di come queste possano portare benefici all’italia e, di conseguenza, anche all’europa e — soprattutto — rassicurare che non c’è la volontà di una Italexit, di una uscita dell’italia dall’unione: questa è la linea che ha spinto il presidente del Consiglio ad agire anzitempo. Le telefonate a Juncker e Merkel sono il segno chiaro della volontà di tracciare una strada partendo dai cardini — la Commissione Ue e la Germania — per instaurare un confronto franco e cordiale. Una prima tappa. E,infatti, il premier annuncia: «Ho detto a Juncker che tornerò a Bruxelles nelle prossime settimane a incontrarlo».
L’idea di Conte — che è sempre più protagonista come mediatore istituzionale al tavolo europeo — è quella, come viene definita in ambienti Cinque Stelle, di un «confronto a oltranza» in tutte le sedi. Non è un caso che il premier ieri abbia tenuto una conferenza stampa con i cronisti stranieri. «Se arriverà la bocciatura, siederemo intorno a un tavolo e ragioneremo», ha detto il presidente del Consiglio. Un esordio, quello alla stampa estera, che suona come un’apertura verso una nuova platea: parlare all’europa tout court, non solo ai politici europei.
«Il governo è saldo, stiamo solo cercando di convincere i nostri interlocutori e anche chi ci osserva dall’estero, senza magari conoscerci direttamente, della solidità del nostro progetto», spiegano nel Movimento.
Ma a Palazzo Chigi continuano ad osservare con attenzione anche l’andamento dei mercati e dello spread, che da una parte dell’esecutivo vengono considerati meno circoscrivibili rispetto ai paletti Ue. Anche in questo caso, però, prevale la prudenza. «Non abbiamo intenzione di lasciare nulla al caso — dicono i gialloverdi — non si tratta di avere ansie, ma di monitorare gli eventi senza drammatizzarli. Siamo certi che quando sarà chiaro anche altrove che l’italia non vuole uscire dalla Ue il differenziale calerà».
Intanto ieri il premier ha postato su Facebook la richiesta di tagliare il suo stipendio, anticipata domenica sul palco di Italia 5 Stelle. «Vi mostro qui la lettera, datata 16 luglio — scrive Conte —, che riporta la richiesta al segretario generale di Palazzo Chigi per la riduzione del 20% dell’indennità di carica spettante al presidente del Consiglio dei ministri».
La strategia
«Ho detto al presidente della Commissione Ue che tornerò a Bruxelles per incontrarlo»
L’esordio
Per il presidente del Consiglio l’intervento alla Stampa estera è stato un esordio