La cena «per ritrovarsi» tra il premier e i due vice Nel menu anche la Rai
Salvini: dopo le manine una serata di relax, per fare un bilancio
Doveva essere la «cena del relax», è diventata la «cena della fiducia». Ieri sera, al termine di un breve summit con i ministri Giovanni Tria e Danilo Toninelli, il premier Giuseppe Conte e i suoi due vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini sono usciti da Palazzo Chigi. Meta, al termine di una breve passeggiata a piedi, la saletta riservata di una trattoria romana scelta dal presidente del Consiglio.
Poco prima di entrare, era stato lo stesso Salvini a spiegare il senso della serata: «Ma che vi devo dire? Ho letto che questa sera ci saremmo convocati per le nomine in Rai, per i servizi segreti... La verità è che all’inizio della settimana scorsa, ben prima delle polemiche sulle “manine misteriose” e di tutto il resto, avevamo ipotizzato di trovarci per una serata in pieno relax per ragionare dei primi quattro mesi di governo».
Poi, però, la vicenda della presunta correzione clandestina della manovra era esplosa con tutta la sua potenza destabilizzante: «È vero — ammette il leader leghista —, ero inferocito, se ne erano accorti anche i semafori. Ma per Luigi Di Maio era un momento delicato, aveva di fronte l’appuntamento del Circo Massimo, l’intervento di Beppe Grillo...». Insomma, è pace fatta? «Guardi, io sono contento del rapporto costruito con Di Maio, sono contento della squadra di governo. Conto davvero su un orizzonte di cinque anni». Certo, Grillo stesso si era lanciato in una battuta di dubbio gusto «ma le battute di Grillo sono battute. Quel che conta è che sia stata ribadita la fiducia e confermata la mia assoluta lealtà». Del resto, per Salvini quella di ieri è stata una giornata «eclatante per i risultati in Trentino e Alto Adige». Tanto che dopo aver richiamato i suoi a mantenere il basso profilo sulla vittoria, poi non si è tenuto e ha consigliato «yogurt al miele e melissa per Renzi, Boschi e gli amici del Pd, per digerire meglio le storiche sconfitte di Trento e Bolzano».
In relazione alla «cena della fiducia», dal fronte stellato, arrivano considerazioni simili a quelle leghiste. Secondo i vicini a Luigi Di Maio, il vicepremier avrebbe parlato della necessità, per i tre vertici del governo di stare qualche momento da soli: «Perché quando loro sono da soli, c’è una stima e un clima di fiducia saldissimo tra loro tre. I problemi sorgono quando intervengono altri».
Resta il fatto che, se non alla cena, alcuni argomenti ieri sono stati probabilmente affrontati. A preoccupare i leghisti come gli stellati, in queste ore, più che le variazioni dello spread sarebbe la salute del sistema bancario italiano. In particolare, c’è chi teme che alcuni istituti italiani possano diventare bocconi appetibili dai grandi gruppi internazionali.
E poi, ci sono le nomine, a partire dalla presidenza della Consob dopo le dimissioni di Mario Nava. A ieri, la questione era ancora in alto mare ed è tuttora in corso una ricognizione in campo universitario: il futuro presidente, sia pur italiano, potrebbe al momento essere ancora al lavoro in un’università non italiana. Mentre per la Rai, il fixing dei ruoli per i Tg prima della cena vedeva il seguente schema: al Tg1, la ex corrispondente da Bruxelles Giuseppina Paterniti in quota al Movimento 5 Stelle. Al Tg2, stabile il nome del vicedirettore del Tg1 Gennaro Sangiuliano mentre al Tg3 sarebbe confermato Luca Mazzà.
Resta aperta la questione del ricambio alla testa dei servizi. La conferenza internazionale sulla Libia, in programma per il 12 e 13 novembre a Palermo, è ormai alle porte. E la delicatezza della situazione sconsiglierebbe avvicendamenti alla direzione del Dis. E infatti, il premier Conte punta a confermare nell’incarico Alessandro Panza, almeno fino al termine della proroga stabilita da Paolo Gentiloni.
Il leader leghista «Che fossi inferocito lo sapevano anche i semafori, ma Luigi aveva la kermesse...»