Ma Grillo conta ancora
C’è chi parla di «opinioni«prende personali» e chi crede a un gioco delle parti Nel Movimento le uscite dell’ex leader sono un caso Il caso
ROMA Ora sembra quasi che Beppe Grillo sia capitato per caso sul palco del Circo Massimo, a sventolare manine di cartapesta e a lanciare l’idea di sottrarre Csm e forze armate al capo dello Stato. «Ma dai, lo conoscete, è solo un comico», spiegano. Definizione piuttosto riduttiva per l’uomo che, partendo da Pippo Baudo, ha attraversato il deserto, fondando un movimento rivoluzionario dal nulla e conquistando il potere. Movimento di cui è stato, oltre che fondatore, capo politico, megafono e ora garante.
Non è un caso che sulla sua performance si sia aperto un dibattito serrato. Tra chi sostiene che Grillo ormai parli a ruota libera, svincolato dalle logiche M5S. E chi sospetta un’astuta messinscena, un gioco delle parti che lo vede nei panni del provocatore, per sondare il terreno e lanciare messaggi trasversali, d’intesa con il pupillo Luigi Di Maio.
Il premier Giuseppe Conte, che era sullo stesso palco, è stato costretto a telefonare al capo dello Stato per scusarsi e rassicurarlo. E Di Maio ha spiegato che si tratta di «un’opinione personale». Che — ma naturalmente può essere un caso — arriva dopo diverse polemiche e tensioni con il Quirinale. Ma non è la prima volta che Grillo sostiene idee in contrasto con il Movimento (talvolta anche con se stesso) e viene smentito. Il ponte di Genova, per esempio: propone sul blog un progetto mirabolante, che viene accolto dal gelo. Tanto che al Circo Massimo si lascia sfuggire: «Del ponte e di Genova non parlo più». E poi l’ilva. Sul post ipotizza la trasformazione di un grande parco giochi ecologico. Di Maio, imbarazzato, ripete il refrain: «Le sue sono opinioni personali».
Insomma, la marsina governativa non si sposa più con le sue idee folli e scamiciate. Del resto al posto del visionario Gianroberto c’è il tecnocrate Davide; il blog delle origini è ormai infrequentabile; l’hotel Forum non è più sede di interminabili vertici; e i pieni poteri sono di Di Maio.
Eppure, regge anche la tesi che Grillo abbia ancora un ruolo decisivo. Perché è arma di distrazione di popolo. Mentre aleggia la parola «condono», imperversa strapazzando il Quirinale, fa sognare spiegando che Darwin «lavorava tre ore», inventa inesistenti condanne delle agenzie di rating, fa infuriare tutti con battute sugli autistici, spiega che le religioni sono pericolose. È tutta un’iperbole, un’improbabile fake news, un ribaltamento di piani e di senso. Ripete: «Io sono l’elevato e voi siete la massa». E la gente ride. Agita la «manina» e la stringe al suo inventore. E Di Maio ride. Rende indistinguibili comicità e politica, per dare più forza alla propaganda e più sale all’ironia. Come disse una volta: «Siamo al governo, ma io scherzavo!». Scherzava anche sul Quirinale? Può darsi, ma i «nemici M5S (complottisti?) annotano che lo «scherzo» si inserisce alla perfezione nell’idea di una democrazia che fa a meno della «casta», che svuota il Parlamento, lancia i referendum propositivi senza quorum, blinda le frontiere e l’europa e si salda al populismo di destra. Lui,sornione, scrive sul blog: «Mai prendersi troppo sul serio». Scherza?
Gli imbarazzi L’attacco al Colle (che ha costretto Conte a una telefonata di scuse) l’ultimo episodio