Corriere della Sera

Gilberto Benetton L’innovatore che ha guidato la grande svolta

- Renato Piva

TREVISO Aveva saltato due degli ultimi tre consigli d’amministra­zione di Edizione, la cassaforte di famiglia, di cui era vicepresid­ente. Al penultimo, però, convocato pochi giorni dopo il crollo di ponte Morandi e a quello interament­e dedicato, non aveva voluto mancare. In serata, ieri, l’asciuttiss­ima nota dei familiari: «Gilberto Benetton è spirato oggi nella sua casa di Treviso, dopo un breve periodo di malattia. L’hanno assistito la moglie Lalla, le figlie Barbara, Sabrina e il genero Ermanno».

Gilberto Benetton, 77 anni, è stato ucciso in pochi mesi dalla leucemia. Il 10 luglio scorso, al funerale di Carlo, il più giovane dei quattro fratelli di Ponzano Veneto, fondatori dell’impero economico simbolo del Nordest, il volto era particolar­mente pallido, tirato, la pelle lucida. Molti, oggi, ricordando la cerimonia, leggono in quel pallore il segno del male che covava dentro, oltre al dolore per la perdita del familiare. Un primo ricovero in ospedale, pare, aveva portato a un migliorame­nto. Benetton era tornato a casa, con la speranza di poter vincere la battaglia con il cancro. Poi il peggiorame­nto, in rientro in ospedale, quindi il ritorno a casa, per l’ultimo tratto di strada nelle stanze di una vita.

Carlo, Gilberto, Luciano e Giuliana: in pochi mesi, la base della dinastia in bianco e verde ha perso due delle pietre angolari. In mezzo, in questi stessi mesi, la già citata tragedia di Genova, le responsabi­lità di Società Autostrade, di cui i Benetton sono primi azionisti, l’onda d’urto di un sentimento negativo piovuto da molta parte del Paese, il dolore celato dietro il silenzio. Ieri, fonti mediche trevigiane, dietro l’anonimato confermava­no: «Lo stato di prostrazio­ne del paziente, particolar­mente profondo, potrebbe aver accelerato il decorso della malattia». Le voci sui problemi di salute di Gilberto Benetton circolavan­o da parecchi giorni: ieri, le fosche previsioni hanno preso corpo.

Matteo Zoppas, presidente di Confindust­ria Veneto, lo saluta così: «Gilberto, insieme a Carlo, appartenev­a a quella classe imprendito­riale che ha fatto grande il Veneto e l’italia nel mondo. Con lui scompare un altro testimone di quell’epoca d’oro in cui il saper fare, proprio della nostra regione, ha saputo imporsi a livello internazio­nale, grazie alla capacità di innovare e internazio­nalizzare». Luca Zaia, presidente del Veneto, trevigiano, ha consegnato alle agenzie una lunga lettera: «Insieme ai suoi fratelli, Gilberto ha portato nel mondo una nuova immagine del Veneto che, da contadino e artigiano, si è affermato nei diversi continenti con la fantasia dei suoi prodotti e dei suoi colori, la forza dell’organizzaz­ione aziendale e della qualità». Se ne va un grande trevigiano, ha scritto il governator­e: «Ci mancherà la sua capacità di pensare in grande, di sognare una avventura imprendito­riale che è riuscita a travalicar­e ogni confine…».

Economia, politica… Con le parole di Riccardo Pittis, talento milanese del basket che a Treviso ha trovato radici e vittorie a pioggia, un saluto all’uomo di sport. Gilberto Benetton è stato l’anima, non solo economica, di squadre che nel volley, sotto i canestri, con la palla ovale del rugby hanno vinto e rivinto, in Italia e in Europa. «Me lo ricordo sempre seduto allo stesso posto, non mancava mai a nemmeno una partita – ricorda Pittis – quasi a volerci dare una sicurezza in più. Era un grande tifoso e ha sempre messo grande passione. Il signor Gilberto ha fatto lo sport a Treviso, senza la sua passione, oggi tutto questo non ci sarebbe». Notate un termine: addio, signor Gilberto.

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