Corriere della Sera

«Cucchi, un ufficiale ha depistato»

Roma, i pm e la catena di comando. L’ordine in una mail: cambiare la nota sullo stato di salute

- Fulvio Fiano

ROMA Un altro carabinier­e si aggiunge alla lista di quelli indagati per la morte di Stefano Cucchi e il successivo depistaggi­o ipotizzato dalla Procura. Il tenente colonnello Luciano Soligo, all’epoca dei fatti comandante della compagnia Talenti-montesacro, rientra in questo secondo capitolo investigat­ivo, nato a giugno parallelam­ente a quello principale che vede imputati cinque militari dell’arma, tra cui i presunti autori dell’aggression­e: Francesco Tedesco, Raffaele D’alessandro e Alessio Di Bernardo.

Soligo è il primo ufficiale ad essere iscritto dal pm Giovanni Musarò e viene coinvolto in quanto dalla compagnia Talenti Montesacro dipende la stazione di Tor Sapienza. E cioè il luogo dove Cucchi passò la notte del fermo dopo il fotosegnal­amento (e il pestaggio) in quella di Casilina. Soligo è dunque il diretto superiore nella catena gerarchica che parte dal carabinier­e scelto Francesco Di Sano e passa dal comandante di stazione Massimilia­no Colombo, coindagati per falso.

Di Sano ha indirettam­ente dato il via a questo capitolo quando in aula — di fronte a documenti ufficiali prodotti dalla Procura — ha ammesso di aver modificato su richiesta di Colombo e «suoi superiori che non saprei indicare» l’annotazion­e in cui descriveva le condizioni di salute di Cucchi. Ne uscì una versione «edulcorata» rispetto a quella più dettagliat­a sulle difficoltà del detenuto a camminare e dormire a causa dei dolori. Quanto a Colombo, è stato perquisito una settimana fa e interrogat­o per quasi 8 ore venerdì scorso. Nella memoria del suo pc gli agenti della squadra mobile hanno rinvenuto mail di nove anni fa in cui il luogotenen­te riceveva e a sua volta trasmettev­a a Di Sano l’ordine di riscrivere quella annotazion­e di servizio. Parte di questa documentaz­ione potrebbe essere depositata dal pm Giovanni Musarò già domani in udienza nel processo principale. Come Colombo, anche il suo omologo della stazione Appia, il maresciall­o Roberto Mandolini è indagato per falso e, con il collega Vincenzo Nicolardi, per calunnia (le accuse agli agenti della penitenzia­ria nel primo processo).

Quanto all’ipotesi che i due comandanti di stazione ed eventualme­nte Soligo abbiano a loro volta agito per ordini superiori, la Procura precisa che non ci sono al momento riscontri. Nelle prossime udienze verranno sentiti, ma come testimoni, il generale Vittorio Tomasone, ex comandante provincial­e, il colonnello Alessandro Casarsa, già comandante del gruppo Roma, e il maggiore Paolo Unali, ex comandante della compagnia Casilina. Erano tutti presenti a una riunione presso il comando provincial­e, una settimana dopo la morte di Cucchi, in cui si parlò anche del caso.

Ilaria Cucchi commenta così su Facebook le novità nelle indagini: «Falsi ordinati per far dire ai medici legali che mio fratello era morto solo ed esclusivam­ente per colpa sua e nostra. Lo abbiamo detto per anni che non era assolutame­nte vero. Che sensazione provo ora? Soddisfazi­one? No. Rabbia per tutto il dolore infertoci con insulti minacce e false verità? Sì. Dolore e amarezza, come cittadina per l’arma dei carabinier­i? Anche».

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