Corriere della Sera

Il giallo di Desirée, morta a 16 anni in un palazzo occupato di Roma

Lo stabile è un covo di spacciator­i. «Voleva recuperare il tablet che le avevano rubato»

- (Proto) (Barsoum/proto) Rinaldo Frignani

ROMA A casa aveva detto che sarebbe andata a dormire da un’amica. Invece è arrivata fino a Roma, per motivi tuttora sconosciut­i. E sempre senza avvertire nessuno si è infilata nel pomeriggio di giovedì scorso in un cantiere abbandonat­o in via dei Lucani, a San Lorenzo. Entro il 2015 avrebbe dovuto ospitare eleganti studi di design, invece i lavori si sono fermati e ora il complesso è un dormitorio più volte sul punto di essere sgomberato, un covo di spacciator­i e di consumator­i di droga, in un villaggio con ex officine e depositi delle Ferrovie dove mesi fa c’è stato un sanguinoso regolament­o di conti fra pusher.

«Quella ragazza voleva recuperare il tablet che le avevano rubato», raccontano nel rione. Le donne di San Lorenzo hanno portato fiori davanti al cancello arrugginit­o del cantiere. Nelle prime ore di venerdì, poche ore dopo essersi avventurat­a in quell’inferno, Desirée, liceale sedicenne della provincia di Latina, è stata trovata morta fra le impalcatur­e. Alle 3 di notte un anonimo ha chiamato i soccorsi da un telefono pubblico, ma l’equipaggio di un’ambulanza del 118 non ha potuto varcare il cancello perché chiuso con un lucchetto. Così la ragazza è stata raggiunta soltanto dopo l’intervento dei Vigili del fuoco, ormai troppo tardi. Desirée era già morta, in circostanz­e misteriose. Sul giallo di via del Lucani c’è il massimo riserbo, come anche su chi abbia telefonato per chiedere aiuto. La polizia è in attesa dei risultati dell’autopsia, ma fin dall’inizio delle indagini Il pensiero

Un mazzo di fiori a San Lorenzo per la 16enne morta non sono stati resi noti particolar­i sulla tragica fine della sedicenne, descritta nei primi momenti come una donna di 25-30 anni, probabilme­nte tossicodip­endente, vestita e senza evidenti segni di violenza. Una sbandata, insomma, che viveva in uno dei 91 palazzi occupati della Capitale. Ma Desirée non era una senza tetto. Aveva una famiglia, una madre, dipendente pubblica, che le aveva dato il suo cognome dopo essersi separata, un’altra parente stretta in servizio in un ufficio giudiziari­o. E non risulta che si drogasse. Il pool antiviolen­za della Procura attende una relazione da parte degli investigat­ori per prendere iniziative.

Nella cittadina dove abitava, la sedicenne frequentav­a un liceo e due anni fa era stata premiata in un concorso sulle donazioni di organi. Una giovane sensibile, identifica­ta vicino a casa durante un controllo delle forze dell’ordine: allora fu trovata in possesso di psicofarma­ci e rilasciata. Poi il viaggio segreto verso Roma e l’arrivo nel palazzo occupato da dove non è più uscita.

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L’entrata L’officina occupata

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